Le viuzze che seguono i ciglioni, l'aria che quasi non si muove, l’odore che non sa staccarsi da terra e da un malchiuso portone, tra gli alberi di una corte, ci si mostrano i gialli dei limoni. L’attacco di questo pezzo ha la firma di Eugenio Montale, perché nessun altro avrebbe potuto farlo. Così, meglio. Nessun altro avrebbe potuto esprimere quello che si prova quando hai tutta la Liguria ai tuoi piedi, dalle terrazze discontinue all’orizzonte imperturbabile, quando dal balcone più nascosto del borgo più affollato guardi la vita per quello che è: un perfetto insieme di gialli. È dalla Villa appartenuta a Montale, il nostro hotel alle Cinque Terre per un weekend, che inizia il percorso insieme a Airbnb Experience alla scoperta della Liguria da vedere con gli occhi di un Premio Nobel devoto alla poesia e quelli di un panettiere devoto alle farine antiche, con il sorriso di un ragazza che sta per tuffarsi dalla spiaggia delle Cinque Terre che toglie il fiato e quello di una donna immersa tra i vigneti che profumano di famiglia...

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Casa del Gigante

L'aperitivo "raccontato" alla Torre dei Merli. Tra Villa Montale e il suo pollaio (oggi appartamento country luxe) sorge la torre/casa voluta dal cugino dello scrittore, appassionato/ossessionato di astronomia. Affondiamo le fette di pane fresco nella crema di olive taggiasche al profumo di limoni di Monterosso, e poi ancora nell'olio ligure dop che arriva direttamente (ed esclusivamente) dalle miniere di Levante. Impariamo a degustarlo, proprio come si fa con i vini, con l'oil taster (sì, esiste questo lavoro ed è bellissimo) del Frantoio didattico Lucchi & Guastalli. Il consiglio da veri pro? Scaldare il bordo del bicchiere con il palmo della mano, prima di odorarne i profumi. C'è una torta morbida alla confettura di fichi e prescinseua (formaggio tipico a metà tra una ricotta e uno yogurt), le acciughe salate di Monterosso lasciate asciugare rigorosamente all'aria aperta e da non confondere con quelle sott'olio sicule. Il pesto genovese, da non confondere con quello ALLA genovese, con il basilico di Sarzana, la più grande piantagione di basilico dop della Liguria, i pinoli di Pisa, il parmigiano reggiano e il pecorino romano. Nel bicchiere: un Terre Sospese Cinque Terre doc, dove il sentore di salsedine arriva già all'olfatto. E potrebbe far sentire in riva al mare chiunque dovunque.

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Torre dei Merli

Andare a vedere l'Opera in una chiesa a picco sul mare. "Qual è il programma di stasera?", fa uno. "S'improvvisa", gli risponde l'amico. In calzoncini corti, infradito e birretta in mano già a maggio. Arriviamo nella piazzetta di Vernazza e sembra di stare in un meló di formazione all'italiana, con addosso la salsedine degli schizzi d'acqua di mare che ci ha regalato la barca. Ci arrampichiamo sugli scalini del borgo per raggiungere uno dei punti più alti del suo belvedere, il sagrato dell'Oratorio della Santissima Trinità. Entriamo, ci sparpagliamo tra le panche della navata e lasciamo che La Bohème ci rimbombi nelle orecchie e fra i sorrisi. L'intervallo è deciso dalle campane che segnano l'ora del tramonto, la fine invece dallo sguardo della soprano. Che guarda fisso lungo la navata, come se aspettasse l'arrivo dell’amato.

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L’Opera nella chiesa della Santissima Trinità a Vernazza

La gara di pesto da Simone al Nessun Dorma Cinqueterre. "Oggi non faremo il pesto. Oggi proveremo a fare il pesto. Non vi avranno mica fatto credere che sia così facile?!" Simone ci accoglie così, con quella sincerità ligure d'origine protetta che (non) ci aspettavamo. Ventinove anni, un passato da giurista mancato e un futuro tra le terrazze a picco sul mare più trafficate (e instagrammate) della (sua) Terra. Mentre disegnava il progetto di riqualificazione di questo angolo unico al mondo ascoltava la Turandot, mentre si accingeva a consegnarlo al sindaco della città si ripeteva Nessun Dorma, mentre leggeva la mail di vittoria del bando faceva rimbombare le musiche di Puccini tra tutte le casette colorate della regione. "Sarebbe stato facile trasformare questo posto in un luogo acchiappa-turisti, ma io volevo insegnare alla gente a coltivare le zucchine, le fragole, i pomodori... a usare pestello e mortaio!". Per questo, rigorosamente all'ombra del suo food&drink ormai iconico, ci prepariamo ad allenare braccia e cuore nella preparazione del vero pesto ligure. Il marmo di Carrara del mortaio, le foglie piccine del basilico di Pra, i cristalli spessi del sale grosso, l'aglio Vessalico che sa un po' di Francia, una manciata di pinoli pisani, Parmigiano Reggiano e pecorino sardo. Fanno l'amore, sotto gli ombrelloni a righe bianche e blu, al sapore di sale. Nel bicchiere: un caffè doppio, per affrontare il viaggio di ritorno.

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Pesto Experience al Nessun Dorma Cinqueterre

La pasta fresca come una volta con gli stampini di una volta... nella spianatoia di Luca. "Ho passato gran parte della mia vita a studiare archeologia, ma poi sono (ri)tornato alla cucina... si tratta sempre di storia, no?", Luca non ha nemmeno 30 anni ma il suo cv è ricco di storie, dei popoli che hanno abitato il mondo e di quelli che hanno abitato la sua terra, che hanno posto i pilastri della sua cucina. Le storie di quelle famiglie che preparavano il pesto di noci profumandolo con maggiorana fresca, come insegnavano i mercanti appena tornati dalla Persia. Le storie di quelle case dove la pasta fatta in casa era preparata con stampini fatti in casa, come i crosetti, dei "timbrini" in legno con disegni in rilievo da stampare sull'impasto. E che nel Medioevo avevano prevalentemente le forme di croci, poiché preparati nelle chiese come fossero ostie sacre. "Mi sono formato in una locanda stellata, ma la mia passione è decisamente tenere delle cooking class", ci spiega ancora Luca. Lo assecondiamo, lo seguiamo, lo copiamo (come possibile), impastando la pasta fresca "alla ricca". Ovvero aggiungendo all'impasto vino bianco e tuorlo d'uovo, e "sprecando" quindi l'albume. Un lusso che le famiglie più povere non si sarebbero mai arrogate. La condiamo con quel pesto che sa di Liguria-Persia andata e ritorno, chiudiamo gli occhi, apriamo le papille gustative e viaggiamo... col gusto. Nel bicchiere: un Rosé d’Amour di Possa = frutti di bosco, zagara e mandorla = what else?

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Pasta Experience

Assaltare una teglia rovente di focaccia fatta in casa... di Tino. Lui si definisce dolcemente ossessionato, noi lo definiremmo instancabilmente appassionato, perché Tino, il nostro mastro panificatore del cuore, ha uno sguardo innamorato perso mentre parla di lieviti e maglie glutiniche. E noi, invece, abbiamo le farfalle nello stomaco di fronte al forno versione XL dove stanno cuocendo le focacce liguri che abbiamo appena impastato. Nel '96 apre i battenti di un forno che è e sa di casa, di farine antiche e preziosissime, di gesti che sono riti pagani di piacere culinario. Mentre affondiamo le dita in quell'impasto soffice e genuino, Tino "the baker" ci parla di antichi romani, di matrimoni medioevali a base di focacce spezzate tra i banchi delle chiese, delle mogli dei marinai che condivano quel pane speciale con grosse quantità di cipolla, per assicurarsi che alla sera i mariti avrebbero fatto ritorno a casa... Rimaniamo così, a bocca aperta per lo stupore e per la fame, con le mani ammorbidite dall'olio extra vergine ed i pensieri ammorbiditi da quel sapere inestimabile. Nel bicchiere: il blend pesca bianca-limone del Cinque Terre doc Forlini Cappellini.

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Focaccia Experience

Un piatto, anzi no, una piscina di trofie al pesto a casa, anzi no, nell'Eremo di Elisabetta. Nel 13esimo secolo era il fulcro della comunità dei monaci benedettini liguri, oggi l'Eremo della Maddalena è il belvedere più incredibile di tutta la regione. E non stiamo azzardando. Sarà che avevamo la visione ops vista di tutta la costa ai nostri piedi e davanti ai nostri occhi, sarà che avevamo il profumo dei formaggi della Valle di Vara sotto il naso (baciccia, segnatevelo), sarà che la voce della padrona di casa rispecchiava la tranquillità paradisiaca di quel posto... ma innamorarsi di Elisabetta, dei suoi racconti di viaggio, del suo "fortino" de-luxe è stato facile quanto fare il tris della crostata appena sfornata di albicocche appena raccolte. Nel bicchiere: un Vétua Cinque Terre doc, ovvero la macchia mediterranea in un sorso.

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Eremo della Maddalena a Monterosso

Bere la poesia dello Sciacchetrà di Carlo. Non chiamiamolo mai (più) passito, chiamiamolo col suo nome: Sciacchetrà, in dialetto ligure "pressa e butta via".Perché, questo dopo pasto che vale un dessert, si ottiene da uve pregiate piantate già dagli antichi romani. Dopo averle lasciate asciugare al sole per un mese, così da ottenere un concentrato di zucchero e glicerina, si procede alla pressatura gentile. Su 100 chili di uva, solo il 20% sarà imbottigliato e regalato alle persone che amiamo, come vuole la tradizione. Come vuole Carlo, che ce lo fa scoprire, degustare, amare appena dopo il tramonto, dalla terrazza del Circolo Velico di Monterosso. Nel bicchiere: una delle 18 bottiglie di Sciacchetrà Costa del Corone annata 2011 del signor Carlo. Un sapore che ricorda lo zafferano, l'albicocca secca, la mela cotogna e che non dimenticheremo mai.

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Dormire a casa di Eugenio Montale. Tra un'anfora romana datata avanti Cristo e un salone dai lampadari e le maioliche opulente, Villa Montale è la storia nella storia... della letteratura italiana e dei viaggi da insider che più non si può. Dal patio ai giardini, dalla terrazza alla vista a perdi fiato sull'orizzonte ligure, isolata quanto basta per poter scrivere le pagine della letteratura che non ha tempo, solo spazio per i luoghi dove "tace la guerra, dove piove in petto una dolcezza inquieta, dove tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l'odore dei limoni". Nel bicchiere: un Possa Cinque Terre doc, il calice della buonanotte.

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Villa Montale