Queste righe verranno scritte al largo di Ponza su una nave seguita da una lunga scia di schiuma, mentre quattro signore felicemente a un passo dalla pensione giocano a burraco (a sinistra) e trentuno ragazzi fra i 12 e il 25 anni scivolano veloci come razzi in un tubo di plastica (a destra) per atterrare in acqua in una serie di esplosioni di schizzi. Consegnate questo messaggio a mia madre se non dovessi più tornare. Sono una che da bambina rifiutava di vedere la serie tv anni 80 Love Boat perché le crociere le suscitavano antipatia, e ora sta trovando il modo di farsi assumere a bordo di questa nave per non scendere più. Per cui perdonate ogni ingenuità se ne parlerò come una cosa eccezionale che invece voi fate spesso. Finita la premessa, partiamo (letteralmente) dall’inizio. Questa non è una nave qualsiasi, è la Msc Seaview, la più grande mai costruita in Italia (alla Fincantieri di Genova, per l’esattezza) e questo è il suo primo viaggio. La cosa divertente è che la metà dei passeggeri – soprattutto quelli cinesi, russi, coreani, terrestri vari – non sanno che questo leviatano di acciaio è stato varato solo due giorni prima, con una bottiglia scagliata sulla fiancata da Sofia Loren durante una festona ridondante al porto di Genova. Sul palco al molo, durante l’evento, si sono alternate Michelle Hunziker, Lorella Cuccarini, Geppy Cucciari, il sindaco della città Marco Bucci, Matteo Bocelli (il figlio di Andrea), il modello spagnolo Jon Kortajarena, l’armatore Gianluigi Aponte, il coro dell'Antoniano, varie ed eventuali. Se vi piacciono quei programmi in tv sul “come si fa” e vi affascinano i dietro le quinte, vi sareste emozionati con la videostoria della costruzione, piena di lamiere grezze e virili omoni con i guanti e l’elmetto che le martellano fra le scintille dei saldatori. Vi sareste commossi per la sfilata degli ufficiali vestiti di bianco che hanno attraversato la platea e raggiunto il bordo del palco per fare da scorta alla madrina. La madrina, Sofia Loren, è vestita di rosso a una età che ormai non si deve dire più. Ha il punto vita di Jessica Rabbit (okay, avrà il bustino modellante, ma quel punto vita a me non viene manco con quello) e incede sui tacchi ostinatamente alti accompagnata dal capitano Pier Paolo Scala, fino al punto in cui dovrà tagliare il nastro che trattiene la fatidica bottiglia che si infrangerà contro la fiancata.

L’abbiamo perdonata perché se non puoi fare la diva non ha senso diventarla.

Ho fatto una nota mentale di fuggire alla chetichella in stazione nel caso in cui non dovesse rompersi, ma per fortuna va tutto bene. Per una giornalista avvicinarsi a pochi metri da Sofia Loren e non poterla intervistare è un supplizio. Se lei è lì è perché il mondo la identifica ancora col Bel Paese insieme alla pizza e gli spaghetti e nessuna l’ha ancora battuta. Ci era stata promesso l'incontro con Sofia, l'intervista che fu, che poi è sfumata (tempo, testate altre, preferenze?). L’abbiamo perdonata perché se non puoi fare la diva non ha senso diventarla. Un collega che l’ha bloccata in un corridoio della nave per farci un selfie, riuscendoci, è stato però cosparso di catrame e piume – estratte dai pregiati cuscini nelle cabine, disponibili in due gradi di sofficità – e costretto a correre da poppa a prua fino all’ora di cena (no, non è vero, non so nemmeno se nei cuscini ci siano davvero delle piume, ma l’idea di punirlo mi aveva sfiorata). Se l’ospite più famosa non concede interviste, cosa fanno uno squadrone di giornalisti a bordo di una nave da crociera? Si divertono. E poi lo raccontano.

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Courtesy Msc Crociere
Tappa #1 Genova

L’altro ospite d’onore della festa del varo è Zucchero. Al 18esimo deck è stato installato un palco, grande per una nave, piccolo per il calibro del personaggio. Ma il concerto è solo per i passeggeri e un po’ perché ci si può avvicinare molto ai musicisti, un po’ perché non siamo migliaia (per ora) dopo qualcuno dei pezzi in scaletta la faccenda prende i contorni della schitarrata intorno al fuoco in spiaggia, con qualcuno che chiede alla star le hit senza nemmeno bisogno di urlarlo per quanto è vicino, lui che finge di offendersi “eh sì, tanto sono un juke box”, ma poi te le esegue davvero. Guardando un signore anzianotto, parecchio anzianotto, in abito da gala che le canta tutte a memoria, mi rendo conto da quanto tempo Zucchero sia Zucchero. Poi, quando saluta tutti e se ne va, noi si va a ballare. Al 16esimo piano c’è una discoteca, la Garage Disco, ma si balla anche sui ponti, dove i cocktail scorrono a fiumi (compresi nel pacchetto viaggio). Ne provo uno con i glitter edibili ma non mi indorano la lingua come speravo. Passo al Moscow Mule.

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Tappa #2 Napoli

La zona dance più suggestiva, però, è al 5 deck, che è poi il primo accessibile al pubblico e dove durante l’imbarco si trova la reception. Di notte si trasforma. Ha il soffitto altissimo, infinito, perché ospita l’ascensore panoramico. Alle spalle del bar dove i barman versano, mescolano, shakerano a ripetizione ci sono dei brevi corridoi a balconata dove passa la gente che ha scelto le scale. Ma siccome l’unica parete del corridoio è un pannello luminoso che pulsa al tempo della musica, chi passa subisce un’alterazione della personalità e tira fuori il cubista interiore. Tre ragazzini coreani in camicia e cravatta, al massimo 13enni si dimenano in una parodia mista fra i California Dream Men e la coda delle lucertole, che fa impazzire i piani sottostanti. Mamma li chiama e lasciano spazio a una coppia di sessantenni, lui in tight, lei in tubino lamé. Lui, appena si rende conto di essere su una sorta di palcoscenico si ritrae come una tartaruga punta al naso. Lei rimane preda della malia e fa il verso a Kim Basinger in 9 settimane e mezzo fino a quando lui si precipita a sospingerla oltre. Al bar c’è Geppy Cucciari che osserva tutto con uno spritz in mano e le lunghe gambe accavallate sullo sgabello. È l’unica a essersi unita alla festa, dopo aver lasciato in cabina l’abito da sera più bello dell’evento. Sono quasi le tre, c’è un limite ai drink che si possono sorseggiare prima di essere portate in camera a spalla e l’ho quasi raggiunto. Quando vado a dormire, e sono la prima al mondo a dormire in quel letto, non sapendo decidere fra il cuscino morbido e quello extramorbido li tengo entrambi e mi becco un torcicollo (ben mi sta). L’ultimo pensiero che passa per la testa, nel silenzio, è: “come mai la musica in camera non si sente?”.

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Tappa #3 Messina

La mattina, dopo la colazione al buffet – il grande protagonista – e dopo aver incamerato una quantità di zuccheri pari alla produzione interna di Cuba, cerco risposte. Da neofita, mi preme sapere perché una coppia non necessariamente anziana, non necessariamente sentimentale (può essere anche di amiche o amici) o una famiglia intera, o un grappolo di famiglie (è pieno di nuclei evidentemente uniti da parentele) decide di scegliere una vacanza in crociera. Me lo spiega il professore Matteo Martinuzzi che è la massima eminenza grigia italiana dello shipping e secondo me è piazzato bene anche in un’ipotetica classifica mondiale. Martinuzzi è uno storico navale, una sorta di Salvatore Aranzulla della navigazione, ha viaggiato su 135 navi da crociera diverse e cita anno del varo, peso, lunghezze con i decimali di centinaia di navi. È una passione che lo accompagna da tutta la vita e con cui vive da sempre: “non so nulla di cibo, ad esempio”, si schermisce. Mi dice Emma della Msc che spesso la compagnia ricorre a lui per consulenze. Il professore mi spiega che la formula vincente di una crociera come questa consiste in quattro fattori: ti trovi al mare, hai tutte le comodità della città, vivi nel lusso da albergo a 4 stelle, e hai cibo illimitato gratis (sempre il buffet). Telefono a un’amica agé appassionata di crociere che ha perso da tempo la battaglia contro la dieta Montignac iniziata tre anni prima e le chiedo conferma. Il buffet, ridacchia come se l’avessi smascherata: è meraviglioso uscire dalla camera e trovare a ogni ora il cibo pronto, caldo se deve essere caldo, fresco se deve essere fresco, e non dover chiedere permesso a nessuno, basta prendere un piatto e servirsi.

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Tappa #4 La Valletta

Ma a proposito di calorie, il palco di Zucchero è sparito, volatilizzato. Al suo posto c’è una piscina. Dietro alla piscina c’è un’esperienza indimenticabile. Si chiama Ponte dei Sospiri ed è un corridoio col pavimento di vetro sospeso sul mare che si trova sedici deck più in basso. Per qualche prodigio di ingegneria riesco a passarci anch’io che soffro di vertigini e ci sosto, attendendo qualche pinna di cetaceo che guizzi dall’acqua blu increspata il giusto (ma niente). Al primo pranzo in cui mi avventuro mi sento in colpa come a un all you can eat e mi chiedo se avanzare qualcosa verrà sanzionato (ma ovviamente non è così). Emma della Msc mi spiega che un tempo il buffet era aperto 24 ore al giorno e che gli sprechi erano insostenibili. “C’era chi per pura ingordigia o per divertimento andava a riempirsi il piatto di leccornie che poi spizzicava appena. Ora, a mezzanotte, il buffet chiude”. Vorrei anche consegnare da qualche parte il vassoio vuoto come da McDonald’s, ma a farlo sparire ci pensa uno dei 1500 membri dello staff cosmopolita e multilingue. Tutto, a bordo viene differenziato. La carta, il vetro, la plastica, l’alluminio, gli avanzi del buffet. Una nave da crociera oggi ha un impatto ambientale drasticamente molto più basso rispetto a 10 anni prima, circa il 25%. Anche i carburanti utilizzati sono di ultima generazione e poco inquinanti, si chiamano MGO (Marine Gas Oil) e HFO (Heavy Fuel Oil). La Seaview ha ricevuto dal Rina la certificazione Green Star 3 Design, l’attestato più completo per la capacità di raggiungere i massimi livelli di eco-compatibilità, e quando è in porto si allaccia alla rete elettrica della terraferma come un’auto ibrida, per non scaricare il carburante sulla costa. Persino le acque nere vengono smaltite in mare solo dopo la purificazione.

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Tappa #5 Barcellona

Una delle caratteristiche peculiari della Seaview è anche la concezione: mentre quasi tutte le navi che vengono fabbricate partono da un progetto standard, questa parte da una “scocca” originale, che condivide con la gemella precedente, la Seaside, alla quale ha rubato il primato di nave più grande costruita in Italia. È lunga infatti 323 metri, larga 41 e alta 72, si sviluppa su 19 piani, anche se il 17esimo non esiste, e pesa 153mila tonnellate. Il 73 per cento delle 2066 cabine ha la vista sul mare, il resto è nei corridoi interni, ma costano di meno. La mappatura è concepita in modo da non far perdere anche chi non ha senso dell’orientamento: numeri pari a destra, dispari a sinistra. Ci sono 40mila punti luce, la temperatura interna è mantenuta costantemente sui 21° per impedire ai batteri di trovarsi a loro agio. Gli animali, per lo stesso motivo, non sono ammessi a bordo. Al quarto piano c’è anche un piccolo pronto soccorso con sala operatoria d’emergenza. La Seaview è costata 800 milioni di euro e ha un’aspettativa di vita che si aggira fra i 30 e i 40 anni, come tutte le navi da crociera. Dopo vengono rivendute, quasi mai smantellate, spesso diventano alberghi galleggianti in località esotiche. Mentre sono in attività, invece, vengono spostate stagionalmente in varie parti del mondo, per seguire itinerari diversi. Questo primo viaggio parte da Genova e tocca i porti di Napoli, Messina, La Valletta, Barcellona, Marsiglia, per poi rientrare a Genova. Dura 7 notti e 8 giorni. Quest’inverno, chissà, arriverà a Miami.

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Tappa #6 Marsiglia

È ora di provare la piscina. Ne scelgo una piccola ma con due belle vasche idromassaggio tiepide ai lati. Attendo un gruppo di signori che sembra stiano tenendo il G7 in quella di destra, in alternativa attendo i The Jackal che nell’altra girano il nuovo video. La manager mi prega di non postare sui social le foto per non bruciarglielo e tratto per un selfie di risarcimento. Una delle cose di cui mi sono resa conto solo dopo qualche ora è che si può partire anche senza aver fatto un bancomat. Senza contanti. All’imbarco il passeggero riceve una card che gli fa da pass/carta d’identità/carta di credito. Vuoi cenare in uno dei ristoranti tematici non compresi nel prezzo? Strisci il pass. Vuoi trascorrere un’ora nella Spa? Idem. A viaggio terminato, fai il check out e ti addebitano sulla carta di credito vera tutte le spese extra che hai sostenuto. In verità, si può anche fare tutto il viaggio senza extra, e non per questo sentirsi penalizzati. L’importante è non pensare a nulla, solo a rilassarsi. È questo il quinto concetto che probabilmente attira così tante persone a scegliere ogni anno una crociera. Non pensi a nulla, solo a divertirti.

L’importante è non pensare a nulla, solo a rilassarsi

Tra gli extra sono comprese anche lezioni di yoga, il bowling, gli arcade game (dove sparo contro un’invasione di Alien), una sala 4D e la Zipline, che consiste nel farsi imbracare, appendere a diversi metri d’altezza a due cavi d’acciaio che attraversano la lunghezza della nave, e scivolare via come su uno skylift. Decido di provare l'extra meno avventuroso che ci sia, la Spa. È disseminata di tenere signorine orientali che ti salutano con grandi sorrisi e ti guidano all’interno dove puoi scegliere diversi trattamenti. Ci sono tre tipi di saune, di cui mi attira soprattutto una al buio in cui si alternano luci colorate. Addio messa in piega ma tanto c'è il parrucchiere. In teoria, uscita da lì, dovrei passare in una stanza colma di neve ma la evito. Mi infilo invece prima nell’idromassaggio e poi nella grotta del sale, dove si respira sale nebulizzato, e ci resterei volentieri tutta la giornata ma ho prenotato un massaggio. Non è un massaggio qualsiasi. Da quando sono salita a bordo, i colleghi arrivati il giorno prima non fanno che ripetermi: “Prova il massaggio Mediterranean Citrus Body Massage”. Scopro quindi che c’è un menù di massaggi vinotherapy con i prodotti della Bocelli Wines, l’azienda vitinicola della famiglia Bocelli (ed ecco perché Matteo Bocelli era al varo). Per 50 minuti mi faccio impastare e rigirare come un pancake su un asciugamano profumato mentre una signorina orientale di nome Itha continua a chiedere con vocina carezzevole: “it’s ok madame?”. Se solo non avessi dimenticato di spegnere il cellulare, che continua a trillare di notifiche. Sono comunque i 50 minuti più brevi della mia vita. Così come arriverà troppo presto il momento di sbarcare, e comincio a capire perché gli ufficiali e il capitano si imbarcano sei mesi, ma nei due mesi in cui stanno sulla terraferma per riposare non vedono l'ora di tornare a bordo. L'ultima cena, poi sul ponte a stirare la nottata e a godersi la gente che si diverte. E per mandare all'amica del cuore prima di andare letto, il messaggino che mai avresti immaginato, colma come eri di pregiudizi: "Sai che tutto sommato hai ragione: una crociera ce la potremmo fare?".

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