“Ricordo ancora le meringhe al caffè che ordinavamo io e mia sorella, in montagna, quando i miei genitori uscivano” Augusto Orsini lo racconta guardando il punto più alto e panoramico di questo paradiso per chi giocherebbe 18 buche all’infinito, dall’alba al tramonto. “I miei spaghetti d'Aniello ricordano le spiaggiate come quelle che cucinavamo in spiaggia, quando ero bambino, non portate lì, proprio cucinate sugli scogli: sapevano di mare, il mio mare” Emiliano Lombardelli lo dice con un filo di commozione seduto nella sala del ristorante Dama Dama di cui è executive chef. In un’estate dove l’Italia ha tirato fuori tutta la sua argenteria di famiglia, dove i dettagli del lifestyle italiano hanno fatto la differenza (o finalmente ci siamo accorti che il vivere all’italiana sa essere commovente?) ci sono luoghi di lusso dove sono le emozioni di famiglia a regalare la stella più bella. L’Argentario Golf Resort & Spa nasce dal sogno di Augusto Orsini dopo anni di tuffi in questo pezzo di mondo, dopo biciclettate su, verso il Monastero dei Passionisti tanto caro a Susanna Agnelli, dopo anni di vacanze con i genitori in forme di long e short-renting dove le case di proprietà godevano di trattamenti e attenzioni da hotel. Così, nell’anno peggiore per il turismo del nostro Paese, all’aprirsi della stagione il proprietario e General Manager dell’Argentario Golf Resort & Spa, già cinque stelle di eleganza (“ogni suite è diversa ma arredata come se fosse una casa in cui tornare, da vivere, con personalità” rivela Orsini mostrando le suite finemente arredate con design creato per l’hotel insieme a classici dell'interior) ha voluto alzare l’asticella.

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Il golf

Le Golf Villas sono casa di proprietà che vivono all’interno del golf e vengono “curate” dal personale dell’hotel con servizi degni delle stelle, chi le acquista può avvalersi anche dell'arredatore e architetto del resort, affittare quando non è presente (property e rental management) e delegare tutta la manutenzione e assistenza allo staff del resort. Un servizio che piace ai vicini svizzeri che adorano giocare a golf fuori stagione, una formula per investire sul territorio italiano senza perdersi un solo assaggio maremanno grazie alla cucina di Lombardelli, nato e cresciuto nell’Argentario, che qui è voluto tornare per cucinare i Bottoni di Caldaro, bocconi pregiati con ripieno di pesce e amore. Nella sua cucina il clima è tutt’altro che da Masterchef-ansia: si crescono talenti che portino i bottoni nelle asole culinarie di altri ristoranti. Come insegna il golf bisogna chiudere un cerchio per la perfezione: e l'hole in one da cui è nata la cucina di Emiliano rimane un “piatto di spaghetti al pomodoro” che dedicherebbe ancora alla moglie e alla figlia. Un piccolo mondo antico, patrimonio per i golfisti?

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Non solo: tra queste diciotto buche, diventate sede della Professional Golfers’ Association, dove svernano alberi secolari (tra querce e ulivi simbolo del resort) trovano spazio anche i neofiti che possono cimentarsi con un clima graziato dai venti dolci della costa. Premio di fine giornata: cenare in terrazza nella Club House con vista il tramonto ipnotico del golfo. Per chi, invece, ama le sfide di domani nota di merito per le donne: qui si allena la nazionale femminile di golf in cui stanno crescendo diamanti pronti a scalare il ranking. Discrezione lontana dai lidi affollati, ci si rilassa post gare nella spa che, tra i beauty brand, ospita anche Carita. Il neo lusso della quiete, difficile da dichiarare quando è più facile ostentare qualunque cosa, trova la sua eccellenza anche nelle piccole scelte. Come le case delle api che Orsini ha fortemente voluto: “l’idea è quella di portare il resort a un sempre più consapevole impatto ambientale limitato: non irrighiamo, studiamo il campo (che è Agri Cert) e recuperiamo l’acqua piovana per alimentare il terreno, lavoriamo sul km zero in cucina, con orgoglio, anche nella carta dei vini”. Menzione speciale ai vini biodinamici di questa eccellenza stretta tra Porto Santo Stefano e port’Ercole, da lasciarsi decantare per scoprire che i maremmani sono ostinati anche nel volere vini selvaggi, fatti crescere all’ombra dei tarocchi di Niki de Saint-Phalle e, come lei, rivoluzionari.