Quando lo sguardo randagio di un fotografo come Daido Moriyama si avventura in città (anche nel quartiere latino di Parigi) può succedere di tutto, ovviamente, ma che hanno in comune i suoi canti di balena con la giungla di Cristina de Middel & Kalev Erickson. E Claudia Shiffer con i serpenti, le gemelline di Fumiko Imano, chimere e meraviglie, il grande Lebowski di Jeff Bridges e insetti voraci? In una parola: Extravaganza. Out of the Ordinary. Tutto quello che è pronto a spingersi oltre l'ordinario con i protagonisti della nuova edizione del Festival Images Vevey 2018 (8-30 settembre 2018).
L'edizione fuori misura e consuetudini, delle installazioni e scenografie della Biennale di Arti Visive di Vevey, pronta a trasformare in museo a cielo aperto, strade, parchi e luoghi insoliti di una della perle della riviera svizzera. Bar, musei, librerie, ma anche l'ex prigione, una cabina telefonica abbandonata, il suo lago. Ognuno di questi luoghi si presta ad accogliere e trasfigurare progetti di grandi fotografi e giovani promesse, dai piccoli formati alle dimensioni monumentali.
La selezione è insolita e fuori dall'ordinario, come lo scatto in di 220 m2 posto sulla facciata di uno dei suoi imponenti edifici per accogliere i visitatori del Festival, insieme al gigante marino fotografato nello skyline parigino dal celebre fotografo giapponese. L'enorme balena gonfiabile sospesa in aria da due gru, continuerà a volare nella fantasia di ogni spettatore, come ha fatto nella Parigi esplorata da Daido Moriyama negli anni ottanta, lasciandosi ispirare da quella inquadrata da Eugène Atget molti anni prima.
Il tempo del resto è un compromesso che interessa poco a questa edizione votata all'essenza stessa dello stravagante, eccentrico, strano, assurdo, irragionevole, folle. La visione che guarda il mondo a testa in giù, anche con il fotografo della polizia svizzera Arnold Odermatt. Un concetto che spinge tutto fuori dal consueto, dando fuoco anche al suo lago con il fascino ancestrale (instabile, e fugace) della bruciante installazione di Philippe Durand, dove l'immagine fiammeggiante si anima con il movimento dello spettatore.
La selezione di oltre sessanta progetti punta a spingere la visione oltre i suoi stessi limiti, per scrutare anche lo straordinario invisibile a occhio nudo. Ricorrendo a vecchie Polaroid per raccontare nuove storie (da qualche parte tra realtà e finzione) con de Middel e Erickson. Usando uno strumento scientifico per scopi artistici, come Elisa Ribeiro, ancora studentessa all'ECAL / Ecole Canton d'Art di Losanna. I suoi affascinanti ritratti d'insetti voraci dei vigneti, sono realizzati con un microscopio elettronico a scansione, ma l'intera serie Nuisibles non si limita a mostrare un aspetto inaspettato della viticoltura. Si avventura in quello straordinario della nostra visione.
Olivier Blanckart gioca con le icone della cultura pop (da Angela Merkel a Chuck Norris), distorcendo ben più del loro aspetto e della nostra percezione, insieme alla relazione tra identità privata e immagine pubblica. Jenny Rova si concentra sull'ordinario che diventa straordinario sui social network (e il suo processo inverso), sostituendo la sua immagine a quella della nuova fidanzata del suo ex nelle immagini postate da questi su facebook.
I confini di genere e idolatria sono delineati dall'obiettivo e le performance di Pachi Santiago, protagonista maschile delle riproduzioni fotografiche più iconiche di Claudia Schiffer. Ogni dittico del progetto, presentato per la prima volta in Svizzera in occasione del trentesimo anniversario della carriera della celebre modella tedesca, riflette sulla creazione dell'immagine di sé attraverso gli idoli prodotti dai media.
Le passeggiate irrazionali ma molto esotiche di Philippe Ramette, possono sembrare distanti anni luce dai messaggi sulle T-shirt (simbolo della cultura pop globalizzata) di persone anonime fotografate di spalle da Susan Barnett, i ballerini di Frédéric Nauczyciel o il tono di rosa fotografato da Angélique Stehli nei penitenziari svizzeri, dove è usato per ridurre l'ostilità dei detenuti. Distanze apparentemente abissali percorse anche dai mezzi di trasporto usati per andare a scuola a Nuova Delhi di Charles Fréger.
Distanze decisamente ridotte da un comune approccio stravagante alla sottile follia che ci tiene ancorati alle immagini e i meccanismi perversi del contemporaneo. Un viaggio imprevedibile che offre gli strumenti per arrivare ovunque. Anche la macchina del tempo di un inventore dei primi anni del 1900, con l'installazione del progetto di Antony Cairns, insignito del Grand Prix Images Vevey 2017/2018 ed esposto nel seminterrato del Théâtre de Verdure.
Impossibile prendere una scorciatoia tra le fotografie in studio di Antonian Gugala e quelle recuperate da Erik Kessel, l'iconografia popolare reinterpreta per quasi trenta anni da Olivier Blanckart e i personaggi straordinari che per decenni Coco Fronsac ha fatto nascere da foto trovate nei mercatini delle pulci. Senza contare che questo è solo un preludio stuzzicante all'incontro stravagante con immagini che nascono per farci riflettere e sognare, sorridere, infastidire, magari anche cambiare qualche prospettiva.