Ognuno ha un dolce che gli somiglia, in qualche angolo remoto dell’esistenza. Perché i dolci - e il nuovo libro di Maira Kalman, a metà tra un memoir e uno stravagante manuale di cucina, sembra fatto apposta per dimostrarlo - non sono altro che una categoria dell’anima. Ci sono le torte del perdono e quelle della gentilezza. Le torte dei cuori infranti, poi quelle dell’intimità e quelle della gratitudine. Quelle celebrate e quelle dimenticate, anche se in realtà a un certo punto proustianamente riaffiorano dai sentieri della memoria, per farci ricordare chi e che cosa conta veramente.

In Cake (Penguin Press) infatti, dove le ricette sono di Barbara Scott-Goodman e illustrazioni e didascalie (amorosamente scritte a mano come veri e propri piccoli racconti) di Mrs. Kalman, c’è tutto un abbecedario dei sentimenti. Celebre matita di New Yorker e New York Times, giunta al suo ventottesimo libro Maira ha voluto regalarci una nuova ubriacatura di colori e tante tavole imbandite, riunioni di famiglia, merende, tè e convivialità varie. Spargendo come sempre qua e là tra le pagine un po’, e anzi molto, della sua e delle nostre vite.

Come ha capito di essere un tipo da torte?
E chi non lo è? Chi non ricorda il dolce favorito dell’infanzia? Quello di un compleanno. Quello di una zia o di una nonna. Quando avevo 16 anni un certo Michael mi ha spezzato il cuore. Zia Shoshana, che sentiva il mio dolore, pensò di prepararmi una torta. Qualcosa di dolce per lenire l’anima. Ma io rifiutai la proposta con un gesto sprezzante. Che cosa può una torta al cioccolato contro un cuore prostrato? Be’, ero una stupida naturalmente: era amore quello che mi stava offrendo. Sciocca gioventù.

Un dessert per contrastare l’amaro dei giorni difficili?
Credo nel potere del Lemon Pound Cake (la “mattonella al limone”, tipica americana e facile da fare, ndr). È un dolce gentile e intelligente. Capisce i tuoi problemi e ti dice che tutto andrà bene.

Quando i dolci sono la filosofia di una vita migliore?
Quando servono per fermarsi e condividere piccole cose. Dei bei piatti, dei fiori... Sono sempre una fortuna, certi momenti.