Il 6 febbraio è la Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili. Ma sappiamo veramente di cosa si tratta? Una scena del film Fiore del deserto di Sherry Hormann lo ha raccontato molto bene. E noi - che quel film lo abbiamo visto - ve lo vogliamo riproporre.

Fiore del deserto (2009) il film che racconta dell'infibulazione femminile

C'è una scena che vale il film in Fiore del deserto di Sherry Hormann, prodotto nel 2009, transitato al festival di Venezia con clamore per il tema che ha sollevato, l'infibulazione, ma approdato nelle sale italiane solo nel 2016. La storia di Waris Dirie è abbastanza nota: una ragazzina nomade somala destinata a un matrimonio combinato con un sessantenne decide di scappare, attraversa da sola il deserto, arriva a Mogadiscio e poi a Londra, e in pochi anni diventa una delle modelle più amate e pagate del mondo.

Trama del film

Il film si occupa in gran parte di questo, dei flashback della sua vita di prima, della fuga, dei duri anni londinesi da domestica e donna delle pulizie, e degli scatti fotografici che l'hanno resa una dea. Ma nel 1996 Laura Ziv di Marie Claire Usa le fa la domanda sbagliata, anzi quella giusta. Le chiede di parlare del giorno che le ha cambiato la vita, intendendo quello in cui fu notata da un fotografo mentre lavorava da McDonald's. Ma Waris ha in mente un altro giorno. E racconta al mondo occidentale che non ne sa niente di quando, da piccola (nel film tre anni, nella realtà quattro o cinque), fu infibulata.

E questa è la scena che intendevo.
Si fa molta fatica a guardarla.
E se si riesce a guardarla, si può scegliere che tipo di dolore provare.

Quello di Waris bambina, perché bambine lo siamo state tutte. Tre anni. La tua mamma ti porta all'alba in una radura, e gioca e scherza con te, che non temi nulla al mondo perché sei con la tua mamma. Poi arriva una donna dagli occhi di pietra e inizia l'indicibile.

Cos'è la ciconcisione femminile

Non so se è chiaro a tutti di cosa parliamo quando parliamo di infibulazione. A me non lo era, non nel modo in cui il film lo racconta. Io non credo sia chiaro al mondo, perché se lo fosse, dovrebbe iniziare da subito una gigantesca e inarrestabile rivoluzione. Altro che Giornata Mondiale contro l'infibulazione (ogni 6 febbraio). Si dice circoncisione femminile, ma è una mutilazione terrificante. Vengono asportate - con mezzi taglienti usati magari dieci volte prima, su dieci altre bambine, senza neanche sciacquare la lama – piccole labbra, clitoride e quasi la totalità delle grandi labbra. Il pezzettino che resta serve ad aiutare a cucire la ferita. Si usano, nel deserto, le spine di una pianta, per sigillare il taglio fra le gambe. Viene lasciato solo un buco grande come una capocchia di fiammifero. Servirà per il passaggio delle urine e del flusso mestruale, se ce la fa a passare, e infatti spesso, se la donna è troppo cucita, ogni ciclo è l'inferno. Per due settimane le gambe della bimba vengono legate insieme per evitare che muovendole, si squarci la cucitura.

Perchè viene effettuata l'infibulazione

Guardate, se volete, su Google, cosa resta dopo l'infibulazione. Un deserto di pelle, un non luogo anatomico. Molte bambine avranno danni neurologici dovuti al dolore provato. Molte muoiono di emorragia dopo la mutilazione. Molte di infezione. Molte ragazze di parto, perché il tessuto cicatriziale è rigido, e impedisce la nascita del feto. Le bambine non corrono mai più come prima, perché il taglio si potrebbe riaprire. E il giorno delle nozze il marito taglierà di nuovo la cicatrice prima dell'amplesso, o durante. In alcuni paesi come la Somalia, da cui viene Waris Dirie, dopo ogni parto si reinfibula la puerpera, e poi ancora e ancora, dopo ogni figlio e prima del prossimo rapporto col marito.

Dunque a tre anni una donna con gli occhi opachi ti afferra le gambe, e mentre c'è solo dolore indescrivibile e sangue, e mentre svieni e ti risvegli, tua madre ti dice di fare la brava che così finisce prima. E alla fine, vedi dei pezzi di te per terra, a seccare al sole.

Si può scegliere invece il dolore della madre di Waris, che sa cosa sta per accadere alla figlia, e dolcemente ce l'accompagna, e la tiene ferma mentre la bambina grida più di quanto abbia mai fatto o farà, e intanto pensa a quell'altra sua bambina che è morta piccola, dissanguata dopo la mutilazione, o di quella grande che è morta di parto perché il bambino non riusciva a uscire e non è mai uscito. Lo fa perché altrimenti, se non fosse infibulata, sua figlia sarebbe una reietta della società.

Dove si pratica ancora l'infibulazione

Oppure si può scegliere il dolore di una qualunque donna di questo mondo che assiste a questa scena, un segno così esplicito di negazione e assoggettamento del femminile, da lasciare senza fiato. Siamo costrette ad accettare il fatto che questo accade in 30 paesi del mondo, quasi tutti africani (ma negli Usa negli ultimi anni le infibulazioni sono triplicate a causa dell'immigrazione) ma non solo tra i musulmani, per un totale di circa 200 milioni di donne infibulate. E 44 milioni di loro sono bambine e adolescenti fino a 14 anni.

Cosa resta a queste donne del piacere sessuale, non si sa, e diventa un problema secondario, rispetto agli altri sopra citati. Un problema primario di cui occuparsi è invece cosa noi, donne preservate, sappiamo fare delle nostre fortune. Fiore del deserto non è affatto un film artisticamente indimenticabile. Ma non si può vedere quella scena e rimanere le stesse. Gli stessi. Il che è più di quanto possano vantare molti capolavori.