No Man’s Land: arte contemporanea al femminile
La Rubell Family Collection di Miami celebra l'arte al femminile con una mostra di sole donne. Dalle muse di Mickalene Thomas alle afro-dee di Wangechi Mutu.
A che punto è l'arte contemporanea al femminile? Ci parla ancora dell'identità delle donne in senso politico e sociale o ha scelto nuovi campi di esplorazione? La mostra No Man's Land - il titolo è tutto un programma -, alla Rubell Family Collection/ Contemporary Arts Foundation di Miami (fino al 28/5, rfc.museum), ci dice che gli orizzonti sono cambiati.
E accanto all'ideologia, giocano un ruolo primario le diverse (e personali) visioni del mondo. In riva all'oceano, ce ne sono oltre cento. Tante quante sono le artiste invitate negli oltre 45 mila mq di spazio espositivo di Downtown. Dalle riflessioni pittoriche su eros e morte di Marlene Dumas alle muse sexy e black (ma dai risvolti agrodolci) di Mickalene Thomas. Dal sesso depravato dei video di Nathalie Djurberg, fino all'Africa mitica dei quadri di Wangechi Mutu. Il tutto, passando per l'ironia di Jennifer Rubell, figlia di Don e Mera, i padroni di casa. L'artista, classe 1970, mette in scena un mega-schiaccianoci a forma di bionda pin-up, che assolve davvero il compito di rompere le noci. Un gioco? Forse. Ma anche un monito, rivolto agli uomini, che dominano da sempre il mondo dell'arte. Sono loro, per una volta, i grandi esclusi.
I dati sono chiari: meno del 30 per cento delle mostre dei musei americani ha come protagoniste artiste donne. La bambola sexy di Jennifer Rubell intriga e ammicca. Ma chiede ai padroni del mercato un passo indietro. Il rischio, per loro, è fare la fine delle noci.
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