Nietzsche lo battezzava antieroe della civiltà, un’illusione dominata dal dolore. Dante lo trascinava nel Paradiso per ispirare con un canto il suo Primo Canto. Ovidio ne dipingeva le gesta superbe tra i versi delle Metamorfosi. Alessandro Michele lo nomina a pieni poteri game changer del pret à porter giocato tra provocazione social-e, couture atemporale, concept collection tonda da manuale (o quasi, premessa l’imprevedibilità creativa dello stilista romano). Divinità dell’Antica Grecia, personificazione della fertilità, monopolizzatore della mitologia avanti Cristo e della letteratura moderna, il satiro o fauno, il lascivo mezzo uomo e mezzo animale, è il maxi logo di una notte (alla necropoli di Arles) della borsa Gucci Chateau Marmont. Capofila della collezione di (it) bag Gucci Cruise 2019, la sfilata ospitata tra i sentieri di un ex camposanto romano nel sud della Francia, la tote ispirata ad una laundry bag ovvero alla sacca portalavanderia degli hotel. E che, per Alessandro Michele, non poteva che essere declinato in una delle scenografie del nuovo dna di maison, lo Chateau Marmont di Sunset Boulevard. Fatale per John Belushi e (per poco) per Jim Morrison, l’albergo/fortino della West Hollywood ispirato al rinascimentale Castello di Amboise nella Loira è stato uno dei primi Gucci Places, le location vocative-evocative dei processi creativi delle linee del casato couture fiorentino.

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Devota alla praticità fatta tela bianco/nero con manico in pelle e chiusura a coulisse, la borsa Gucci Laundry Chateau Marmont fa parte della collection di borse Gucci Arli - diminutivo guccyficato del borgo provenzale - e fa da immaginifica apripista alla narrativa urbana, tradizionalista, avveniristica di maison. Un mazzo di fiori con il logo Gucci sul lato posteriore, a riprendere i bouquet XXL tra le mani delle modelle che hanno incarnato le visioni in velluto blu notte e chiffon neon sulla Promenade des Alyscamps. Superficiale ma essenziale come la gemella in plastica da camera d’hotel, canzonatoria come le melted sneakers della scorsa stagione, da coup de génie quanto l’idea di una paio di leggings foulard accostati a micro draghetti à porter, la laundry bag Gucci è la borsa de “l’uomo vero, il Satiro barbuto” per parafrasare ancora la Nascita della tragedia di Nietzsche. Perché, “al fondo dell’arte, e della civiltà che grazie ad essa si inaugura, resta dunque la consapevolezza angosciosa di uno stato di natura dominato dalla menzogna”. Che solo chi dipinge è poi in grado di cancellare.

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DAN & CORINA LECCA