Rubini, smeraldi zaffiri e diamanti. Nella Parigi degli anni ‘90 sono queste le pietre in voga. Almeno fino al 1999, quando il lungimirante Bernard Arnauld, proprietario del gruppo del lusso LVMH, nomina Victoire De Castellane primo direttore creativo dell’inedita linea di haute joaillerie di Dior. Ed è subito magia, in versione gioielleria. La storia tra la maison e la designer è raccontata nell'intervista che il giornalista di moda Loïc Prigent realizza per celebrare i 20 anni di De Castellane alla guida dei preziosi dell’azienda. Il video in esclusiva italiana a Marieclaire.it, percorre quindi due decenni, partendo dai gioielli vintage dei primi periodo e arrivando a quelli della linea Dior et Moi del 2020, svelati in esclusiva.

La prima collezione Incroyables et Merveilleuses introduce pietre dure della notevole grandezza di 80 carati considerate démodé, ma che negli anni ’40 e ’50 erano un must, come il quarzo citrino il cui colore, ça va sans dire, è simile al cognàc, il brandy francese; l’ametista, magari accostata alla tormalina paraiba e, ovviamente, ai diamanti. I veri protagonisti di questi primi due decenni dell’alta gioielleria par Dior. Il carattere giocoso, solare ed estremamente chic di Victoire De Castellane si unisce armoniosamente al DNA della casa di moda fondata nel 1946 dal couturier Christian Dior, che si caratterizza per femminilità, estro e perfezione. E la linea che rende omaggio al nuovo millennio Rose Dior Bagatelle esprime esattamente questo sodalizio creativo. I gioielli che vi fanno parte sono ispirati al parco Bagatelle, vicino a Parigi, e soprattutto a un vestito chiamato così da monsieur Dior. “Mi sembrava un bel nome per una collezione dedicata alle rose”, spiega De Castellane. I diamanti Dior sono celebrati in tutto il loro splendore, e vengono messi in risalto da piccoli dettagli colorati con l’inserimento di smeraldi e zaffiri. Grazie a tagli sofisticati, come quello a coussin del diamante, ogni parte di questi monili - dagli anelli alle collane - si incastra perfettamente, dando vita a delle sculture da indossare. Il ramo della rosa (senza spine), avvolge il collo ed è subito poesia. “È una collezione classica”, prosegue la designer. In puro stile Dior. E tipico della maison è anche l’elemento hand made: per realizzare un collier della collezione Bagatelle è necessario un anno interno.

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La moda gioiello è antidemocratica? No. Con la collezione del 2001 Mimioui “la mia idea era di fare in modo che ogni ragazza potesse permettersi un piccolo diamante”. Giocando con i volumi e inserendo l’elemento della catena, De Castellane crea quella che definisce la “lingerie del gioiello, un anello che scompare sotto un altro”. Poco appariscente, ma elegantissima. Trés parisienne. Gli anni passano anche chez Dior, ma l’estro creativo, il brio e la sete di realizzare pezzi unici nel loro genere no. Come nella moda anche nella gioielleria. Nascono quindi collezioni epiche come la Fiancée du Vampire (2002), che anticipa idealmente di qualche anno la Twilight mania. Tra i pezzi cult, il teschio la cui bocca è enfatizzata da un pavé di diamanti. Le Bestiaire Fantastique (2004) celebra le infinite sfumature dell’opale - pietra molto amata dalla designer -, attraverso la reinterpretazione in veste di gioiello della medusa. “Questa è la meraviglia della gioielleria” - dice entusiasta a Prigent - “si possono creare animali un po’ bizzarri e poco amichevoli ma che non faranno mai del male”. L’anno in cui viene eletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il 2008, De Castellane omaggia Christian Dior in persona, con dei monili ispirati ai fiori di Milly-la-Forêt, la casa di campagna dello stilista. I colori sono “più estremi” perché sublimati da sostanze presenti nell’aria che li rendono un po’ psichedelici.

L’atto di creazione è all’insegna della libertà: “Lavoro in modo molto spontaneo” - continua De Castellane - “non potrei fare altrimenti”. Dice: “Toh, ci starebbe bene il verde”. Magari accostato proprio a un’ametista. O a un classico diamante e così nascono le meraviglie di Archi Dior “Dior Architetto” del 2014. Il maestro è di nuovo la fonte da cui attingere; in particolare le bambole create nell’atelier della maison i cui look sono gli stessi disegnati dal couturier, e vedono protagonisti volant, plissé, “elementi che mi sembravano divertenti e che non avevo mai fatto. Erano una novità rispetto ai fiori e alla natura”. Et voilà. Nel 2016 omaggia Versailles e i diamanti sono più che mai centrali nella collezione. L’obiettivo è quello di creare monili “che sembrassero illuminati dalle candele.” Racconta la creativa. E per farlo opta per un approccio storicista, mescolando diverse epoche e stili.

L’arrivo di Maria Grazia Chiuri alla direzione creativa della casa di moda porta un’aria nuova da Dior. E anche De Castellan rivoluziona, ancora una volta, il suo mondo. Lo fa soprattutto nella linea del 2020, quella che omaggia i sui 20 anni presso il brand francese, diventando così la designer più longeva della maison. Anche dello stesso Christian, che vi è rimasto per 11 anni, prima di morire prematuramente nel 1957. Emozionata, De Castellan svela a Loïc Prigent Dior et Moi, nella quale, per la prima volta in assoluto, vi è l’introduzione delle perle. E alla domanda del giornalista: “Che cosa l’è preso?” Lei risponde: “Non so, trovavo divertente introdurre le perle”. Alle quali bisogna aggiungere opali dall’effetto paillettes, lacche coloratissime, il tutto abbinato a raffinati diamanti. E in effetti il risultato è pop e al tempo stesso estremamente lussuoso. Come a voler riassumere due decadi di libertà creativa, in unica collezione celebrativa.