Tutti i grandi della storia hanno avuto una musa. Qualcuno a cui magari non è mai interessato troppo di diventare famoso. Ma che poi lo è diventa comunque, illuminato dalla luce di colui che ha ispirato. Jacques de Bascher non era uno stilista, non sapeva disegnare un abito, non sapeva fare niente di particolare. Anzi, non lavorava affatto quando ha conosciuto Karl Lagerfeld nel 1973. Che oggi lo ricorda come l’uomo più elegante che abbia mai incontrato.

Jacques de Bascher veniva da una buonissima famiglia ed era un dandy giovane e bello. Ma era ricco (naturalmente) di una vita interiore che mesmerizzava uomini e donne. Nella vita dello stilista di origine tedesca ha ricoperto un ruolo così importante che la giornalista di Libération Marie Ottavi ha appena pubblicato la sua biografia, Jacques de Bascher, dandy de l’ombre (ed. Seguier), dove spiega come un personaggio che sembra vivere in un’epoca lontana - i suoi baffetti erano anacronistici e irresistibili - abbia invece stregato un’intera città di bon vivent fra gli anni 70 e 80. Stilisti, star della musica e dell’arte, tutto il jet set francese a cavallo di due decenni di trasgressioni.

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Jacques era un francese nato nel 1951 a Saigon, in Vietnam, perché suo padre era governatore della provincia di Cholon. Un padre severissimo, a cui fa da contraltare una madre amorevole. Il ragazzo trascorre un’infanzia borghese senza traumi, crescendo educato ma viziato. Il primo segnale di ciò che diventerà lo dà a scuola, seducendo uno dei suoi insegnati. Entra in Marina e ci resta per appena sette mesi, mentre sviluppa il gusto per le provocazioni sessuali e la bisessualità che lo accompagneranno per tutta la vita. Milita anche brevemente nella legione straniera, senza che questo lo indurisca minimamente.

Quando rientra a Parigi ha 22 anni. Prende coscienza rapidamente del potere ipnotico che esercita sulla gente e, allo stesso tempo, scopre quanto può dare dipendenza l’essere adorato. È a questo punto della sua vita che incontra Karl Lagerfeld, al locale Nuage. «Parlano per ore di letteratura tedesca, dell’Iliade e dell’Odissea», racconta Marie Ottavi nel libro. Mentre tutti i celebri amici di Lagerfeld sono proiettati verso il futuro, quel ragazzo si fa portavoce nei modi e nello stile, di un decadentismo tutto suo: «decadente è una maniera di cadere in bellezza, sapete. Potrebbe trattarsi di una forma di suicidio nella bellezza, di una bellezza tragica», dice. Lui è Karl non potrebbero essere più diversi, uno chic e bohemien, l’altro rigoroso. Eppure diventano inseparabili.

Lagerfeld guadagna molto e mantiene anche Jacques. Per un aristocratico come lui lavorare sarebbe disdicevole. Il giovane Jacques ama la bella vita e la bella gente, frequenta il Café Flore a Saint-Germain, la brasserie Lipp, e i club privati dove non è raro incontrare Pierre Bergè, Yves Saint-Laurent, Pierre Cardin, Michel Foucault, Francois-Marie Banier. Tutto va a gonfie vele fino a quando Yves Saint Laurent si innamora follemente di quel giovane demone con la faccia d’angelo, spezzando il cuore del suo compagno storico Pierre Bergé e dando vita a una delle relazioni più distruttive della storia. Che per fortuna durerà pochi mesi.

La vita di Jacques de Bascher sembra librarsi tranquilla su una Parigi ammaliata dal suo fascino: «Ogni giorno pranza al Deux Magots e Lipp, sempre allo stesso tavolo», racconta l’autrice del libro. Lì incontra tutta la fauna umana che ritroverà la sera nei locali. Dopo pranzo fa un sonnellino, poi si fa sistemare i capelli da Gérard Philipe, oppure va al cinema, prende il tè con una contessa. O riceve uno dei suoi amanti. Con il trascorrere delle ore la sua giornata si addentra negli eccessi che gli saranno fatali. Compra gli stupefacenti che consumerà durante la notte, a volte la festa quotidiana comincia sniffando cocaina da grandi specchi sui tavoli di casa sua. Poi si prepara a immergersi nella notte parigina insieme a Lagerfeld e alla loro cerchia di amici.

Nel momento in cui l’Aids fa la sua comparsa sulla scena internazionale, la sua discesa agli inferi non è molto lontana. Fra tutti gli ammiratori di Jacques de Bascher, al primo posto c’è sempre stato se stesso. E mentre la malattia lo divora, la vanità non gli consente di mostrarsi ai suoi adoratori non più bello e seducente come un tempo. Si ritira nella sua casa e abbandona la bella vita parigina. Muore nel 1989, a soli 38 anni. Tutti i suoi compagni di giochi di un tempo li ha tenuti lontani. Tranne Karl, il grande amico che gli è stato vicino per 18 anni e che ancora oggi (secondo molti ancora ispirato dal suo fantasma), lo ricorda così: «una sorta di personaggio mefistofelico con il volto di Greta Garbo».

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