Il mio amico Daniele Pratolini – un ragazzo leccese dallo humour affilato quanto la sua lingua – mi segnala un fenomeno pop a me ovviamente sconosciuto: Sinner. Un Lady Gago che secondo lui sarà il next boom della disco-culture.

Segue conversazione via sms

Daniele: Visto il materiale? Se ne parli sei tremila.

Antonio Aaaargh! Danié, ma chi proponi? Mi sembra un'Anna dello Russo più giovane. Baffuta, con una cosa in più e due cose in meno. Bah. Sei tremila!? Ma come parli?.

D. Questi termini me li hai insegnati tu. Sinner è TREMENDO, in tutti i sensi. Devi farlo esplodere.
A. Ma anche no.

D. Nel bene e nel male vorrei che se ne parli.
A. Mah.

D. Perché Anna dello Russo e Lady Gaga sì e Sinner no?
A. Già, perché? Forse perché è il trionfo del kitsch imitativo? Perché pensa di scandalizzare e a me annoia giusto un po'?

D. “Don't Deny the Disco” è una delle canzoni preferite di Deam e Dan e di Dsquared!
A. Ah beh. Son cose.

D. L'anteprima del nuovo video ha già 7000 visualizzazioni. Capiscimi. Seguono vari insulti in ordine sparso, ma devo ammettere che, in effetti, il buon Pratolini mette in moto una serie di riflessioni.

Del tipo: facciamo i cacciatori di tendenze e poi ci mettiamo a puntare il ditino su uno che dice di sé: «Sono un ragazzo estroso dai molteplici aspetti, cresciuto con il suo sogno americano.. Ovvero diventare una popstar mondiale, icona della comunità GAY :) Maschio, ma con i tacchi. Un po’ un fetish, un po’ il sogno nascosto di tanti di noi.

«Nasco come S!nner nei club della Puglia, facendo animazione e pian piano ho creato il mio spazio. Amo curare la mia immagine in ogni dettagli e tutto cio che indosso è creato da me.. Vorrei riportate in vita il fenomeno pop anni 90 con tutto quello che all’epoca ha fatto impazzire e sognare me e mi ha reso quello che sono».

Per carità, potrebbe essere il manifesto di un Renato Zero di oggi, visto che l'originale è stato ibernato da mo'. Però, però, però: se il nostro compito di diffusori di notizie e di stanatori di talenti si riduce a condannare una e una sola immagine perché nei fatti non ci piace, non faremo un cattivo servizio a chi ci legge?

Sinner è baraccone-baroccone reo solo di essere l'inconsapevole imitatore di un'estetica eccessiva e gaia che abbiamo conosciuto quando era una fresca novità? Ok, ma chi non copia, oggi? Sinner ci mette in difficoltà perché in qualche modo azzera le capacità di distinguere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, il geniale dal puerile.

E chi siamo noi, per giudicare? Perché a un qualunque rapper cresciuto nella suburbia Usa tendiamo ad avvicinarci con antropologico interesse e a un cantante en travesti nato a Ruvo di Puglia (non so di dove sia Sinner, facciamo che Ruvo sia l'epitome della provincia) desideriamo ridicolizzarlo?

Mi dice una delle ragazze della redazione di marieclaire.it: «Mi piacerebbe provare a chiedergli cosa significhi essere gay, portare gli stiletto, la guepiére e gli occhiali da sole con le borchie in una città di provincia, sapere come ci sente, se ha avuto un'adolescenza difficile o no».

Mi ritrovo a pensare che dietro Sinner c'è di più: ci sia una vita che forse valga la pena raccontare. E s'insinua nella testa il dubbio su quello che fa la differenza con i nostri colleghi stranieri: la nostra curiosità nei confronti del nuovo talvolta può essere un comportamento i cui fili sono manipolati da un burattinaio di nome snobismo. Siamo tutti peccatori, in fondo. O no?

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