A 92 anni se n'è andato André Courrèges, sinonimo della moda spaziale fatta di forme pure disegnate con la squadra e il compasso, pervasa di un ottimismo candido (nel senso di colore, non d’ingenuità) nelle magnifiche sorti e progressive. Fiducia nel futuro che condivideva con altri suoi colleghi di allora: Paco Rabanne e Pierre Cardin. Quando ha incontrato la stampa italiana per l’ultima volta è stato per una sua miniretrospettiva negli spazi di Corso Como 10, a Milano. Con le mani tremolanti già minate dal morbo di Parkinson che si è poi rivelato fatale, spiegò che in fondo non era poi così tanto soddisfatto di aver venduto il suo marchio ai giapponesi e di essersi trasferito a Tokyo, così lontana dalla sua amata Francia dov’era nato: a Pau, «che non è lontano da Lourdes».

C’era del miracolistico, infatti, nelle strane creature spaziali che, nel 1961 - l’anno in cui l’ingegnere civile (era la sua laurea) fonda la sua griffe - sembrano belle aliene per niente alienate: piuttosto, sexy astronaute che atterrano sul pianeta Terra otto anni prima che l’uomo atterri sulla Luna, svelte negli abitini geometrici a trapezio, con la testa incastonata in elmetti avveniristici da cartone animato dei Jetsons, I pronipoti o da Star Trek. Erano soprattutto libere di sgambettare grazie alla minigonna, capo cruciale su cui polemizzò per anni con l’inglese Mary Quant, accusandosi vicendevolmente di averla inventata per primi.

Ma quello che mi colpì di più fu la frase, forse detta per galanteria ma anche no, che le “AC” - anche nell’uso del logo fu un pioniere - che sigillavano cinture e borsette di rigore architettonico, non erano le sue. Meglio: erano anche le sue, ma per lui significavano "André" e "Coqueline". Coqueline Barriére era stata prima sua assistente, poi sua moglie. Sono stati insieme per una vita, lui non faceva nulla senza di lei e lei gli lasciava volentieri la ribalta. Della sua minimale eleganza fatta di silhouette bidimensionali che sembravano ritagliate in pezzi di carta - la stessa procedura estetica che ora fa gridare al miracolo i fan di Jacquemus, salutato come uno dei più creativi fashion designer di oggi - furono testimonial le donne intellettuali e anticliché: Catherine Deneuve e Françoise Hardy, Marella Agnelli e perfino Jackie Kennedy (ehi, ma in tempi recenti anche Miley Cyrus!) che prudentemente acquistava non le tutine in lamé o gli shorts, ma gli stivaletti bianchi e i cappellini squadrati, causando qualche mal di pancia anche a Mademoiselle, che lo vedeva come uno che imprigionava la donne dentro scatole di stoffa.

A Coqueline e André, precursori di un (inconsapevole?) femminismo, sembrava che certe forme fossero facili da portare, veloci da mettere e soprattutto da togliere al bisogno. Questa è stata la sua grandezza, forse minore di quella che apparteneva alla poetica di Dior, Chanel e Yves Saint Laurent: anticipare i tempi sapendo che nella moda è sempre il corpo a veicolare il cambiamento, a scassinare la narrazione delle storie e della Storia, a identificare il desiderio nella voglia del nuovo. E il corpo tratteggiato da "A" e da "C" era un corpo liberato, felice, ottimista: in grado di connettere gli stimoli emotivi e quelli anatomici, di far rimare l'intimità e la necessità, la funzione e la pulsione.

Malinconico osservarlo oggi, quando grandi firme disegnano abiti dedicati a culture altre che negano la fisicità femminile, quando spira nell’aria un conservatorismo politico che diviene anche estetico. Quello che, in nome di una definizione nebulosa del "politicamente corretto" rimette in ballo il concetto di pudore fino al punto di non permettere che su Instagram sia bannata la foto di una mamma che allatta il figlio perché si vede un capezzolo. Si ha nostalgia di quel futuro lì, quando si credeva di vivere nel Medioevo occidentale e il bello sarebbe dovuto ancora arrivare. Mentre, nel Medioevo, ci stiamo dentro oggi. E ci crediamo pure modernissimi. Olé.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

André Courrèges con i suoi modelli

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Modelli di Courrèges nel 1968.

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

La sua sposa in minigonne (ma con bouquet).

immagine non disponibilepinterest
Getty Images

Barbie vestita in Space Style creato da Courrèges.