L’ibridazione non avviene solo nelle serre ma anche negli atelier. Che qualcosa di speciale sarebbe successo alla sfilata di Valentino Haute Couture 2019 lo si poteva intuire già solo guardando i decori floreali delle sale dell’hôtel Salomon de Rothschild. Nei vasi rami fragili e frastagliati reggevano boccioli e petali di ogni tipo ma con un’illusione ottica armonica. Tanto da pensare che lo stesso ramo potesse accogliere peonie, mimose e orchidee allo stesso momento. Pierpaolo Piccioli da giardiniere virtuale però ha lasciato scegliere il nome delle cultivar a ogni persona che cuce nei suoi atelier. E così ora la Centaurea Hypoleuca o l’Elicriso (indossato da Kaia Gerber) assumono una diversa immagine.

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Il Biancospino è per esempio un abito in organza stampato di peonie e genisteae, volants e applicazioni di pizzo pistacchio, avorio e giallo fluo. E le originalità aumentano come le ore di lavoro. Ben 690 ore per l’abito bustier jacquard Camelia, Tagete, Gardenia e Ranuncolo. Certo la Lunaria Annua ha avuto una gestazione più lunga di ben 1.050 ore. Che se calcoliamo almeno sei ore al giorno si tradurrebbero in 175 giorni di lavoro. Numero che le sarte condividono con le maestranze di Piazza Mignanelli dove da sempre ci sono gli atelier.

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Oltre al tempo, la natura per attrarre ha bisogno di volumi. Melantha ha richiesto 115 metri di tessuto per far apparire un abito entrecroisé di chiffon, pizzo e budellini di crêpe de Chine. Un nulla rispetto ai 230 metri di Ginestra ovvero una blusa e gonna di gazar, chiffon e crêpe con tanto di cuciture a nido d’api e budellini, sorta di spaghetti che nascono da un tessuto ritorto e cucito con millimetrica dovizia. Ad applaudire un tale vanto italiano sartoriale c’erano l’attore Rami Malek, il regista Luca Guadagnino, Céline Dion, Courtney Love (per il take over su Instagram), Mia Goth, Sofia Coppola e gli stilisti Claire Waight Keller, Raf Simons e Christian Louboutin. Più orgogliosi che mai della sfilata anche l’originale Valentino Garavani con il suo ex socio Giancarlo Giammetti. E poi oltre alle top model come Natalia Vodianova, Liya Kebede, Maria Carla Boscono, Adut e Kaia Gerber c’era la pantera delle passerelle, l’ultima diva del fashion-system: Naomi Campbell. Con il suo viso così levigato e sinuoso da sembrare senza stagioni, sembrava aleggiare in quel castigato ma velato e scenografico abito nero dalle mille balze.

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Alla fine Naomi Campbell piange per la commozione, vuoi per le note della pianista Roberta Flack (con The First Time I Ever Saw Your Face), gli scroscianti applausi e l’abbraccio di Pierpaolo vero trionfatore, così amato che le amiche lo bloccano per abbracciarlo mentre deve finire ancora il giro delle sale dell’hôtel particulier Salomon de Rothschild. Con atletico passo però lui riesce a superare a ogni ostacolo e a tornare poi nella prima sala quella con la balconata interna in cui ci sono tutte le modelle ad applaudire dall’alto mentre lui stesso le guarda estasiato, quasi meravigliato di avere preso il cuore, ancora una volta, di tutti.

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Isidore Montag//LAUNCHMETRICS SPOTLIGHT