Non è stato Valentino come in passato a chiudere le sfilate dell’Haute Couture di Parigi ma Balmain. Con un classico invito cartonato che ha il nuovo logo di Balmain, arriva anche una lettera in cui lo stilista Olivier Rousteing si chiede cosa sia l’Haute Couture oggi. Fra le tante risposte, la sola certezza che sia esclusiva e preziosa. E infatti, fin dalla prima uscita tutto ha una luce diversa, perlacea, siderale e cangiante. I toni del bianco si dipanano in ricami di piume fra il più tenue azzurro e il più delicato rosa.

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Fra strappi strategici e vite attillate arrivano anche le gonne a perla, veri palloncini che però sono stati tinteggiati ad arte per dare i riflessi del carbonato di calcio in ogni sua sfumatura marina. Una forma che si presenta anche nelle minaudière e sui bracciali che avvolgono il polso delle modelle e diventano asimmetriche sui bustier. Gusci di perle spezzate sono diventati cappelli creati in esclusiva da House of Malakai oppure tornano a essere polvere per la cipria e illuminare la pelle con una rarefatta attitudine teatrale.

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Gli occhiali sono dei mini binocoli forse per ammirare un siderale mondo o anche solo le altre modelle che si muovevano come su orbite galattiche negli spazi della boutique in rue Saint-Honoré. Nessun ancheggiamento o velocità nelle falcate, come di solito succede nelle presentazioni di prêt-à-porter. Solo molta calma e ammirazione soprattutto per i look composti di granuli diventati una serie di micro ammassi che fanno risplendere gli abiti plissettati, le giacche e le felpe corazza. Che avevano un candore da ceramica spezzata e ricomposta.

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Anche i grandi fiocchi nei tessuti chintzati si fanno notare in puro stile Balmain. Che non è più come ai tempi di Pierre Balmain o Oscar de la Renta ma ha mantenuto il garbo e lo stile di chi crede, come Olivier Rousteing, nella bellezza. E ringrazia con le mani giunte e lo sguardo basso, il suo selezionato e limitato pubblico accorso ad applaudirlo nella boutique di rue Saint-Honoré.