Capelli blu come nel migliore dei manga. Occhi acutissimi nella grafica dell’eyeliner. Un corpo diverso. Ma diverso di/da cosa? Dalla concezione del "corpo da modella". Perché la modella curvy Kaguya, origini asiatiche, viso da ritratto, non è la tipica modella, anzi. Il suo corpo può diventare mira di bodyshaming, insulti, cattiverie. Un corpo abbondante, un corpo plus-size. Chi è Kaguya lo si può leggere (e dedurre rapidamente) dalla sua descrizione sul profilo Instagram: “Independent artist, model, self love, body advocate”. Tradotto rapidamente: una super millennial di professione influencer, in missione per conto delle donne con un fisico lontano dal canone delle donne asiatiche globalmente stereotipate in sottilissime. La piccola esplosione di successo di Kaguya su Instagram e dintorni è diventata un caso. Meraviglioso per diversi motivi tutt'altro che virali.

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In realtà la giovane Kaguya non è una novellina. Ha iniziato come molte altre con un blog, poi ha intuito che su Instagram il suo potenziale poteva essere esponenziale. Il tutto, raccontò in un’intervista a Vogue, nacque a causa di una relazione tumultuosa finita male e un vestito da cosplayer per Halloween: da timida e normalissima fanciulla, Kaguya si ritrovò fenomeno virale grazie ad una maschera da Cappuccetto Rosso sfoggiata per caso. “Prima ero molto più conservatrice. Poi sono ingrassata 18 chili e il mio ex mi insultava, mi diceva che ero grassa e che non voleva fare sesso con me” ha spiegato senza mezzi termini. “In quegli anni non stavo sui social, non mi piaceva il mio aspetto e non ero felice di come ero”.

Un’ammissione sincera: l’accettazione dei cambiamenti del proprio corpo non è mai immediata. E con la continua stigmatizzazione del grasso, dei chili, delle forme che non corrispondono a un misterioso standard di presunta perfezione, amarsi in ogni piega del proprio corpo è sempre molto difficile. Non va meglio alle modelle curvy che, comunque, devono rientrare in un loro standard imposto dall'alto. Il percorso di Kaguya modella è stato personale, la scelta di diventare ispiratrice di autostima è stata una molla scattata per recuperare prima di tutto se stessa. Non c’era nessuna come lei. Nessuna che potesse rappresentare apertamente la sua normalità di ragazza plus-size di origini asiatiche a New York. “Per 26 anni mi sono preoccupata di quello che gli altri pensavano di me, volevo piantarla con quei pensieri ansiogeni”.

Oggi Kaguya è giustamente una piccola star. Con quasi 46mila followers, la sua bellezza autentica e genuina anche nelle foto più ricercate si fa discretamente notare: è una di quelle persone estremamente trasparenti sulla propria vita, una che non gioca all’Instagram-verità perché le porta più followers. Lei è così: diretta, onesta, aperta. La sua body positivity è reale in lingerie, in jeans, seminuda, con abiti eleganti. Provocatoria q.b., ma sempre se stessa. No personaggio Instagram e basta. “Sono sincera. Ho detto ai miei amici che hanno il permesso di darmi un ceffone se divento una di quelle che parla solo di social” ha raccontato a TheCut. La sua speranza principale è che, attraverso Instagram e un uso pulito dei vari media, si smetta di puntare il dito contro le donne abbondanti (le taglie forti, vengono definite) come se fossero degli animali allo zoo. Che la moda diventi più accogliente. Che gli stilisti si rendano conto sempre di più che i loro abiti dovrebbero vestire maggiormente chi non ha i fisici delle top model, come già hanno mostrato le nuove paladine della body inclusivity. “Vorrei che i brand più famosi producessero abiti per noi plus-size. Se succedesse, vorrei avvolgermi in Chanel o in Thom Browne” ha scherzato Kaguya dai capelli blu. La sua fama social non le pesa, anzi, la convoglia con intelligenza: la sua è una vera e propria missione di accettazione di sé. “Ormai sono in una posizione che mi permette di sottolineare come gli asiatici non debbano essere tutti uguali” ha concluso. Kaguya, la nuova eroina anti-bodyshaming con il volto da anime che vuole sradicare i pregiudizi.