« Volevo disegnare abiti per persone della vita reale » - Mary Quant
In realtà la rivoluzione fashion di Mary Quant, ha fatto qualcosa di più. Usando la verve di un'epoca rivoltosa, ha stravolto tessuti, forma e costume della società più conformista d'Europa, liberando le persone reali da tabù e pregiudizi. La designer inglese è la prima a sostenere che «sono state le ragazze di King’s Road a inventare la mini». Si, forse non è stata lei la prima ad accorciare l'orlo della gonna per prendere l'autobus al volo. I tempi erano maturi e le giovani donne sentivano il bisogno di liberare ben più delle gambe, un po' ovunque. La "Lega per le gonne corte" della francese Hubertine Auclert risale addirittura alla fine dell'Ottocento.
In ogni caso, a Mary Quant va il merito di aver reso la minigonna così Pop-opolare e accessibile a tutti, da trasformarla in simbolo sfacciatamente resistente della liberazione del costume e dell'emancipazione femminile. Ieri come oggi che, in mille versioni diverse, resta tra i capi preferiti di grandi stilisti, first lady e la sottoscritta. Insieme a hot pants e collant dai colori vibranti, impermeabili in PVC, come le rifiniture e gli accessori. Minidress in maglia fluida, realizzata facendo tesoro di tessuti usati per attrezzatura di rugby e calcio. Capi e accessori che hanno fatto storia e tendenza, in mostra a Londra. In realtà le mostre sono ben due. La prima retrospettiva internazionale dedicata all'iconica Dame Mary Quant, allestita al Victoria and Albert Museum (fino al 16 febbraio 2020). Il viaggio con lo Swinging London: A Lifestyle Revolution, del suo Fashion and Textile Museum (fino al 2 giugno 2019).
La grande mostra allestita nelle sale del V&A riunisce circa duecento capi di abbigliamento, accessori, cosmetici, schizzi e fotografie. Opere in gran parte inedite, messe insieme grazie all'archivio personale di Quant, la collezione pubblica di moda del museo e capi più rari, recuperati direttamente dagli armadi di tante donne chiamate a raccolta per questo evento.
Il percorso espositivo è concentrato sul ventennio bastato alla giovane Mary per rivoluzionare la moda con un nuovo modello di femminilità. Dalle sfide superate nella piccola boutique Bazaar, inaugurata nel 1955 nella moderna King's Road a Chelsea, al marchio internazionale che nel 1975 esporta la produzione di massa di collezioni 'Ginger Group', accessori e cosmetici, insieme alla mitica minigonna.
Un capo d'abbigliamento che deve il suo successo a tutte le donne che hanno osato indossarlo. A partire dalla parrucchiera diciassettenne Leslie Hornby, meglio nota come Twiggy, quando la indossa sfilando sulle passerelle di moda, davanti all'obiettivo di fotografi come Helmut Newton, cantando e recitando al cinema, forse anche mentre scrive il libro contro gli interventi chirurgici.
Twiggy, Jean Shrimpton (che mia madre chiama ancora 'gamberetto') e lo stile rivoluzionario della Swinging London che Mary Quant ha cucito addosso a tutti, hanno contribuito a usare anche la moda per liberare la donna. Una ventata d'aria fresca per l'industria del fashion e la nuova era del femminismo.
Brezza che anima anche le sale del Fashion and Textile Museum di Londra con Swinging London: A Lifestyle Revolution. Una collezione di disegni rari, tessuti, oggetti e tutto quello che contribuisce a rendere l'importanza socioeconomica di questo periodo di rottura e trasformazione, con protagonisti come Mary Quant, Terence Conran, Bernard e Laura Ashley, Eduardo Paolozzi, Nigel Henderson e molti altri designer, artisti e intellettuali.