I proprietari della Wansho Laundry, lavanderia di Taiwan – che si trovano su Instagram all'account @wantshowasyoung – non hanno nulla a che vedere con la scostante signora meneghina che si occupa di lavare a secco le mie camicie di seta vintage. E probabilmente, non hanno molto a che fare con qualunque altro proprietario di lavanderia al mondo: e non si tratta certo qui di età. I signori Chang Wan-ji e Hsu Sho-er hanno rispettivamente 83 e 84 anni, persino più anziani della signora Tina, pro-attiva settantenne che gestisce nella Chinatown milanese un negozio che pare incastrato in un film degli Anni 50, e mi regala un'occhiata indagatrice, torva, ogni volta che entro quasi chiedendo scusa, se ho sporcato la gonna in lana avorio Anni 90 di Valentino con un bicchiere di champagne. Se però sono diventati delle icone del web (con 367 mila follower sul loro account Instagram, aperto un mese fa) non è perché siano più affabili con i loro clienti di quanto sia Tina – e comunque non ci vorrebbe molto – ma per altre, e meno ovvie ragioni. I due, infatti, hanno deciso di fare di necessità virtù, trasformando il tempo vuoto del lockdown a Taiwan – uno dei paesi che ha agito prima e meglio, con misure di contenimento efficaci, contando solo 548 casi e 7 morti – in un gioco, spinti dal figlio, il 31enne Reef Chang, preoccupato dallo stato di apatia nel quale i due erano caduti.

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Così, i due hanno preso i vestiti che dei clienti piuttosto smemorati si sono dimenticati di andare a ritirare, e hanno iniziato a indossarli, facendosi aiutare per lo styling proprio da Reef. Utilizzando come location per gli scatti proprio la loro lavanderia, il risultato è stato quello di un istantaneo successo, complice la naturalezza con la quale entrambi si pongono verso l'obiettivo. Se la signora Hsu sembra mostrare la sicurezza di una top degli Anni 80, il signor Chang le fa da adeguata spalla, con sopracciglia inarcate ad hoc. Certo, nessuno però si aspettava l'apprezzamento di chi, ad ogni latitudine, dimostrava riconoscenza per quelle foto così divertenti e capaci di tirare su il morale, anche durante la quarantena.

Vestita in blazer senape e gonne lunghe a pieghe piatte dai motivi geometrici, con cappelli in lana tricot e marsupi legati in vita, Hsu pare in effetti perfettamente a suo agio con gli ultimi trend, osando in alcuni casi anche delle Converse, uguali a quelle del marito, che ha conosciuto a 22 anni, sul finire degli Anni 50, quando sua zia e sua sorella maggiore hanno incontrato Chang per caso, già figurandoselo come perfetto partner della parente, presentandoglielo in tutta fretta. La fortuna ci ha messo lo zampino, quando i due si sono reciprocamente piaciuti, sposandosi nel 1959 e dando alla luce 4 figli, che li hanno resi sei volte nonni. Oggi, unici proprietari e impiegati della Wansho Laundry, dove Chang lavorava già dall'età di 14 anni, dopo una vita passata ad esplorare e viaggiare il mondo, rischiavano di fossilizzarsi sul divano, ma questa inaspettata fama li ha spinti a rimanere attivi, e a rispondere ai messaggi che inondano il loro account Instagram. Ora che le misure di lockdown sono state allentate e la gente torna ad aver bisogno della lavanderia, non ci si stupisce se i clienti si fermano più a lungo a chiacchierare, anche se, sostiene il signor Chang, inarcando le sopracciglia con un certo ermetismo "sarebbe bello parlare anche con chi si è dimenticato questi abiti qui, e magari farsi pagare". Di recente, pare, che il proprietario di alcuni abiti indossati dai due, e dimenticati in lavanderia più di un anno fa, è tornato a ritirarli, e a saldare il conto. E ci si immagina che non sarà l'ultimo.