Un incrocio di culture, un’intersezione fra moda e cultura, un invito all’azione, si chiama ANTI-DO-TO, si definisce brand attivista, e promette quello che dice, e anche se è nato solo 365 giorni fa, sta già cambiando le regole della compra/vendita devota al basicwear. Fondato da giovani menti con l’obiettivo di fare la differenza nell’industria (fast)fashion, ANTI-DO-TO è un non-solo-brand moda dagli intenti genderless e dalle silhouette che celebrano il corpo, a chiunque appartenga, è contenuto e contenitore, è piattaforma di progetti sociali e trasversali, è il non luogo dedicato al movimento dei changemakers. Non chiamateli clienti, chi compra online su ANTI-DO-TO sta contribuendo attivamente a una call to action che scardina le regole del sistema moda classico e dalle mission un filo vintage. Ispirare al miglioramento, creare insieme un futuro migliore, più sostenibile e inclusivo, è questo il “e vissero felici e contenti” a cui vorrebbe sensibilizzare il brand che investe metà dei ricavi ottenuti da ogni vendita a sostegno diretto di progetti sociali focalizzati sulle quattro cause focus di ANTI-DO-TO: benessere mentale e fisico, inclusione, community e pianeta.

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ANTI-DO-TO

Anche per questo il lookbook 2020-2021 è stato creato sotto forma di fanzine, ANTI-DO-TO-ZINE, appunto, non solo collezioni indossate ma anche parole, parole, parole… e fatti. Volti, corpi, voci protagoniste delle collezioni sono ragazzi e ragazze che, poco importa quale sia il loro aspetto fisico, a fare la differenza è ciò che hanno da dire, e l’energia con cui lo trasmettono. “C’è un estremo bisogno di diversity, e non solo nel mondo della moda”, racconta Lina Giselle (in foto), 28 anni, nata e cresciuta in Colombia. “Dovremmo tutti sentirci rappresentati, per razza, sessualità, gusti e estetica. Il cambiamento è possibile e può partire anche da una persona. Sta agli altri fare lo stesso, e dialogare, insieme possiamo farlo, la società può cambiare”.

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