Cosa indossava Jacqueline Kennedy il giorno della morte di JFK, il 22 novembre del 1963? Non è un caso stilistico ma un affare di stato. Chiunque abbia osservato, anche distrattamente, le foto dell’epoca si sarà trovato di fronte una donna perfetta anche nella tragedia: ovvio era nel suo tailleur rosa di Chanel. Dettaglio: non tutti fino al 1964 sapranno che quell’abito era rosa perché le televisioni e i giornali erano ancora in bianco e nero (nel ’64 vengono pubblicate le immagini della Commissione Warren sull’omicidio di JFK). Il fatto che esista una pagina Wikipedia dedicata all’abito indossato dalla futura Jackie O, quel 22 novembre di 57 anni fa, avvalora la tesi che si tratti di un caso di Stato. E, quale remind attuale, conferma quanto e come il vestito ufficiale di una first lady resti nella storia molto più dei discorsi presidenziali. Ne sa qualcosa Melania Trump, boicottata dagli stilisti perché moglie di Donald, salvata in corner da impensabili influencer (vedi Emily Ratajkowski). Non lo sapeva così bene Jacqueline Kennedy quel giorno a Dallas, quando ha indossato quel tailleur di Chanel doppiopetto rosa ma con le taschine bordate di blu, macchiato di sangue dal nuovo corso della politica americana. Quel tailleur di lana rosa macchiato di sangue non è uno dei vestiti stile Jacqueline Kennedy: è l'emblema della figura di Jackie Kennedy. Più della sua mise da vedova, in un tubino nero con veletta che sfiora la guancia di Bob Kennedy (di lì a pochi giorni i due si rifugeranno in quello che la CIA definì il luogo del più grande tradimento americano).

L'abito più famoso di Jacqueline Kennedy è questo tailleur rosa di Chanel che ha indossato quando è stato ucciso John Fitzgerald Kennedy.pinterest
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Nelle ore che ancora sono avvolte nel mistero, quelle di autopsie non autorizzate, colpi mai sparati (eppure sentiti), nuove elezioni di presidenti (Lyndon Johnson nella foto di apertura a fianco della vedova Kennedy) Jackie continua a indossare il tailleur rosa con cappellino coordinato. Anche se il sangue di John Fitzgerald si fa sempre più scuro tra le trame di lana bouclé ideate da madame Gabrielle. Il tailleur di Jackie Kennedy è stata una pietra miliare anche degli studi di William Manchester, storico e biografo, che in un libro, La morte di un presidente (in Italia edito da Mondadori nel 1967), ha sviscerato tutti i retroscena possibili del giorno in cui è morto il sogno americano. Anche di Jackie. A lui infatti la ex first lady confessò che il marito JFK le aveva espressamente chiesto cosa avrebbe indossato per quella parata tra le strade di Dallas: «Ci saranno tutte quelle ricche donne repubblicane a pranzo…che indosseranno pellicce di visone e diamanti. E tu devi apparire meravigliosa come ognuna di loro. Sii semplice: mostra a quelle texane cosa sia davvero il buon gusto». Questa è una di quelle discussioni tra moglie e marito che chiunque può ricordare (magari origliata dalla camera dei genitori). Il fatto che il dialogo avvenga tra Jacqueline Kennedy, la donna con più stile al mondo e JFK, l’uomo che si perdeva dietro agli abiti di strass di Marilyn Monroe rende tutto estremamente più simbolico.

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Quel tailleur rosa di Chanel era un abito della collezione Autunno Inverno 1961. Coco, in netta rottura con Christian Dior, voleva liberare le donne da un bon-ton eccessivo ma voleva anche giocare sul crinale del formale: rosa borghese, ma silhouette moderna. Il tailleur più famoso della storia è stato indossato più volte dalla First Lady: compreso di cappellino a tamburello coordinato. I guanti bianchi indossati sempre quel giorno, segno profondamente classista, invece non hanno avuto alcuna voce in capitolo. Dietro a quella scelta per anni si sono diffuse letture femministe e anti femministe: il rosa, colore preferito da Mamie Eisenhower (non a caso la storica statunitense Karal Ann Marling parlò di Rosa Mamie) e la scelta di indossare una creazione di Coco Chanel, la donna più libera di Francia. Una scelta che stride, se così letta. O forse la metafora perfetta di quello che era (e sarebbe diventata) Jackie Kennedy. Non solo: quando un capo del genere viene messo sotto teca presso l’Archivio nazionale, il suo dna viene analizzato nei minimi dettagli. Con il ritorno nei cinema del mito Jackie con Natalie Portman è tornato anche il tormentone: è uno Chanel originale o una copia appartenente all’archivio di Chez Ninon, storica sartoria americana che avrebbe adattato il tailleur sul corpo di Jacqueline Kennedy (per il costo di mille dollari)? Una biografa di Coco Chanel conferma l’originalità del capo, una frangia americanissima dichiara che appartenga 100% alla sartoria made in Usa. Ma del resto è sempre stata la storia di Jackie: una first lady tra i due continenti, Vecchio e Nuovo mondo.

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