C’era una volta la principessa triste, c’era una volta la principessa dal debole per il brivido e quella dal debole per una serie di sfortunati eventi. Oggi ci sono principesse green, principesse arriviste e (spesso) un po’ scialbe. Poi c’è lei, la principessa filosofa, la donna cresciuta a pane, tomi pesanti e lezioni di spontanea raffinatezza. Scorriamo freneticamente il pollice su uno smartphone, per poi bloccarlo alla vista di un video su Instagram di Charlotte Casiraghi. Ospite di un programma impegnato della televisione francese, la principessa engagée discute di passioni umane, amori, crudeltà. Charlotte Casiraghi in camicia maschile a righe bleu et marron, che ci parla di massimi sistemi declinati in chiave filosofica, come se fosse la scelta (mediatica) più semplice da intraprendere. Con la stessa naturalezza con cui fa apparire il suo chignon scomposto, l’acconciatura da ricreare in un-minuto-e-via.

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L’arcipelago delle passioni è il primo libro di Charlotte Casiraghi, scritto a quattro mani con Robert Maggiori il suo 70enne professore di filosofia del liceo. E già questo le basta per conquistare gli ultimi cuori (e menti) di chi ancora non era caduto ai suoi piedi opss décolletées da manuale reale. Maniche arrotolate al punto giusto, camicia sbottonata al punto giusto, coda di cavallo alta al punto giusto ovvero al punto in cui i look di Charlotte Casiraghi raggiungono livelli di piacere (couture) orgasmici. Dal portare alla perfezione i tagli capelli medi più difficili del creato (dell’hairdresser) all’indossare abiti bianchi toto-merletto che fanno subito prima comunione per tutte, tranne che per lei. Ça va sans dire. E ancora, prendere un pigiama di seta fatto e finito e renderlo l’outift per sera più snob ever o indossare (solo) una t-shirt nera low cost alla sfilata dell’anno. Non c’è errore di stile che tenga di fronte all’archè, all’origine di tutte le cose, di Charlotte Casiraghi: l’inconsapevolezza della consapevolezza.