Quando scatterà il countdown per il 2019 non finiremo - ancora - di proclamare il 2018 l’anno del pensiero magico di Rihanna. Perché in una corsa folle verso il disimpegno musicale (voluta non voluta non è facile a dirsi) le scelte imprenditoriali di Rihanna sono tra le più vincenti da decenni. Anche davanti a figure dalla soluzione di business facile come Sarah Jessica Parker che, artefice della cultura che le ha dato il successo in SATC, si è data al business delle décolletées di raso. Rihanna avrebbe potuto continuare a fare le sue tute Fenty, intervallando con cuissardes arditi e corpetti per i video di David LaChapelle. Invece si auto-celebra in solitaria, richiama proprio quell’estetica di LaChapelle e lancia la linea di intimo da sposa di Savage Fenty. O meglio diciamolo per bene: Rihanna si sposa in lingerie e velo bianco. Stop. Dopo diverse campagne via Instagram Rihanna torna volto della sua stessa creatura: uno shock bianco velato con all’anulare altro che fede, un gioiello con pietra nera scura, intensa, solitaria. È lei la sposa anti-sposa che sotto l’hashtag #damn invita a provare il completino bianco da sposa che “non vorresti toglierti mai”.

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Addio sequela infinita di video e testi che invitavano a slacciare quel reggiseno. Rihanna ingrassata, Rihanna distrutta dal tira e molla amorosi, Rihanna imprenditrice di successo di qualsivoglia messaggio in formato perizoma o lip-gloss universale. Rihanna che in uno scatto appare novella sposa è la stessa che riesce a boicottare il Super Bowl, dicendo no alla 53esima edizione dello show sportivo più seguito del pianeta. E l’ha fatto in apertissima protesta con la scelta della NFL di “esiliare” Colin Kaepernick, reo di aver manifestato dissenso per l’uso di forza della polizia statunitense nei confronti delle persone afroamericane. La Rihanna in lingerie con culotte comoda e generose coppe con ferretto è iper-credibile proprio perché sta seguendo una retta personalissima e coerente. Mischia le carte: entra ed esce dalla socio-politica per concedersi social-politica. E lo fa all’incedere di #damn, tra campagne di shock advertising che non deve discutere con nessuno. Lo fa sapendo di creare una linea di make-up, Fenty Beauty, che potrebbe entrare in collisione (almeno negli States) con la linea di make-up di Kylie Jenner, Kylie Cosmetics, che con quei blush zuccherini è diventata la più ricca under 25enne degli States. Soluzione by Rihanna? Gioca nel suo campionato usando cosmesi e intimo, i due campi più guilty-shopping, rendendoli entrambi attraenti nel prezzo, nel packaging, nell’effetto finale. Prodotti per target più maturi eppure desideri accessibilissimi e meno teen della linea della junior del clan Kardashian. Ma c’è altro nella profonda consapevolezza di Rihanna: c’è il totale uso del corpo come nessuna collega ha davvero osato. Il termine body-shaming, masticato come un chewin gum e per questo piano piano scemato nella potenza del messaggio, su di lei mantiene ancora intatto il suo fine: mostrati nuda, mostrati tronfia, mostrati quale prima sostenitrice del tuo progetto di erotizzazione consapevole. Guarda fisso in camera: hai vinto il Super Bowl.

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