Ci sono donne che devono insistere un po', fare prove ed errori, prima di trovare la loro immagine, una firma inconfondibile nello stile che fa dire “È lei”: Kate Moss in uno slip dress o Tilda Swinton con i tailleur pantalone, e ci sono donne a cui basta un'immagine sola, un momento in un film o in un video, per diventare quello che saranno per sempre. Diane Keaton appartiene a questa seconda categoria. Il momento che l'ha rivelata, che ci ha fatto dire “È lei” è ovviamente una scena di Io e Annie. Camicia bianca, cravatta di seta blu a pois bianchi, pantaloni khaki, gilet nero, cappellone di feltro nero. Imbarazzata, tenera e nevrotica, con quell'intercalare che diceva tutto e niente, tanto per riempire i silenzi del primo incontro con lui: “La-di-da”. Era il 1977, da allora Diane Keaton ha coltivato uno stile che è sempre stato tutto suo e molte hanno cercato di imitare: pantaloni da uomo come Katharine Hepburn, cappelli bianchi o neri a falde larghe, che soltanto lei e le francesi sanno portare così, il dolcevita elevato a filosofia di vita, corazza evidentemente psicologica visto che vive negli eterni 25 gradi di Los Angeles. Adesso è il 2019 e giustamente Diane sta dove stanno tutte coloro che vogliono sopravvivere al passato: su Instagram. Anche qui, ci sta a modo suo, come non ci sta nessun'altra.

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Spesso fotografa i suoi look ma le foto sono totalmente inadeguate, prova che fa tutto lei e non qualche stratega dei social: luce smorta dalla sua cabina armadio, inquadratura casuale (vale la regola “buona la prima”, come Mina in studio di registrazione), post scritti tutti in stampatello. Ospite nel talk show di Ellen DeGeneres, che giustamente la adora e la invita sempre, scopre che scrivere in caps lock online equivale a urlare, si stupisce per un secondo, ma il giorno dopo torna a strillare le sue idee sulla moda, lo stare al mondo attraverso i vestiti, i suoi dubbi, soprattutto.

Quando scrive su Instagram e si mostra in selfie allo specchio che ricordano quasi esattamente l'inquadratura in cui incantava in Io e Annie, Diane Keaton è più Annie Hall che mai, meno la testa che taglia volentieri fuori dalle foto.

Che selfie è, un selfie senza testa?

È esattamente quello che si scatterebbe una donna unica che fa tutto a modo suo. Primo: pessime foto nel social dove la foto giusta è tutto. Secondo: testi urlati che dovrebbero funzionare come ordini perentori e invece fanno tante domande. In un post recente ha scritto: “FORSE MI SONO SPINTA TROPPO IN LÀ COL NERO? L'ARGENTO DELLA FIBBIA DELLA CINTURA NON VALE COME COLORE?”. Nella foto si vedeva Diane con quella che lei stessa chiama “la gonna cavolo”, balze su balze di una gonna a corolla tutta nera, ampia e vistosa come le piace portarla adesso. Sotto la gonna si intravedono dei leggings a mezzo polpaccio, sopra l'immancabile dolcevita nero, una sciarpa pied de poule e un cappello. In un'altra foto recupera un completo tre pezzi di Thom Browne in Principe di Galles “di sei anni fa”, però sui pantaloni ci infila una maxi gonna nera in piumino matelassé. Ormai è fatta, però chiede ai follower: “TOO MUCH?”. Le sue domande non sembrano retoriche, forse vuole davvero una risposta, in epoca di influencer nano e micro certissime delle loro scelte, l'icona dell'advanced style chiede ancora cosa ne pensano gli altri, se ha esagerato, se non dovrebbe finalmente prendere coraggio e indossare il colore, uno qualsiasi, anche un solo accessorio che interrompa quella sfilata costante di bianco e di nero. “CI STO LAVORANDO, SUI COLORI”, promette.

Spesso è timorosa, ma gioca anche con le paure, e di certe scelte di stile dice che sono “DANGEROUS”, come se si trattasse di un appuntamento al buio e non dell'arte che padroneggia meglio: recitare, vestirsi da un'altra che poi è sempre lei, donarsi a tutti attraverso la sua immagine. Le parole più vere su Diane Keaton, che spiegano anche perché è la cosa più bella di Instagram in questo momento, le ha dette Meryl Streep quando l'American Film Institute ha consegnato a Diane il premio alla carriera: “Nonostante sia la persona più imbacuccata nella storia della moda, Diane è anche la donna più trasparente che io conosca: ci sta davanti indifesa, pronta a mostrarsi per quella che è, dentro e fuori”. Anche su Instagram, a decenni di distanza e in tutt'altro mondo da quel 1977, Diane Keaton è ancora Annie Hall, è così indipendente da avere uno stile davvero unico e irripetibile, eppure ha ancora la testa piena di domande, ma oggi le rivolge a noi. La-di-da.


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