Una scultura in velo, perle e cristalli incastonata sul capo e una nuvola in seta e chiffon ad abbracciare il corpo mignon. Il giorno del suo matrimonio, il 17 dicembre del 1994, in un monumentale abito da sposa Céline Dion giurava amore eterno a René Angélil, all’epoca imprenditore canadese diventato poi agente della soft-pop-star. Le campane della Basilica di Notre-Dame a Montréal, nel Québec, suonavano la melodia migliore che la cantante di My heart will go on avesse mai udito, componevano l’armonia che avrebbe dato inizio alla sua nuova vita a due. Un corpetto steccato da boudoir bon ton parigino, un’esplosione di velocrespo color del latte a sfiorare il décolleté e poi i fianchi, e ancora le gambe e le caviglie e la punta delle dita, in testa solo un caschetto netto libero e liberatorio. Il nuovo abito da sposa di Céline Dion, datato settembre 2019, è una metafora couture di un estremo e bellissimo atto d’amore verso se stessa. In un vestito bianco Céline Dion si risposa, risposa la sua vita, promette fedeltà vita natural durante alla sua felicità, promette di non perdere mai più quel sorriso ritrovato, simbolo del percorso più difficile di tutta la sua esistenza.

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A pochi giorni dall’inizio di un tour mondiale e dalla pubblicazione del nuovo album Courage, omen nomen della sua nuova vita, su Instagram Céline Dion pubblica uno scatto destinato alla viralità social immediata. Una platea in standing ovation alle sue spalle, in primo piano invece le sue braccia, aperte e accoglienti, forti e docili al tempo stesso, una posa che simboleggia quasi l’animo della cantante oggi 51enne. La rinascita di Céline Dion ora passa dalla morte del marito nel gennaio del 2016 e del fratello appena un mese dopo, da un lutto durato tanto, troppo, tempo, da un fermo professionale e personale lunghissimo e complicatissimo. E nonostante la cascata di critiche che la investe giorno dopo giorno, troppo magra - troppo appariscente - troppo obsoleta la sua musica, la cantante risponde talvolta con monologhi sulla self confidence, talvolta con silenzi da manuale, che gridano al je m’en fous social-e.