A Sanremo 70 è arrivata Ornella Vanoni. Lo ha fatto con quella pacatezza di chi ha già dimostrato tutto, ma non per questo non deve/vuole/può dimostrare nient’altro. E infatti, durante la terza serata del Festival della canzone italiana, la diva della canzone italiana, classe 1934, per chi ha vaghi ricordi della matematica di base sono 85 gli anni di Ornella Vanoni, di cui 64 trascorsi in un saliescendi dai palchi, ha fatto quello che doveva fare. Non stupire. Ornella Vanoni in jeans stretti a zampa e quella criniera mandarino patrimonio dell’umanità avrebbe stupito tutti se non fosse stata “colpevole” di uno share da record durante la sua esibizione in duetto con Alberto Urso, se non fosse stata oggetto e soggetto di meme di ogni tipo sui social, se il suo nome non fosse stato in Google Trends a partire dalla notte stessa del suo arrivo sul palco dell’Ariston. Ornella Vanoni non ci ha stupito. Così come non stupirebbe nemmeno se, la canzone La voce del silenzio del 1968, cantata insieme al concorrente uscente di Amici di Maria De Filippi, sarà più streammata/googlata/mandata in onda dalle radio dell’inedito del cantante siciliano, Il Sole ad Est. Alberto Urso non ce ne volere, Ornella è Ornella, non stupisce. È fatta così.

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Dicevamo, Ornella Vanoni in jeans chiari leggermente delavé sulle ginocchia e camicia in pizzo leggermente trasparente ha fatto il suo ingresso, fortunatamente evitando l’impervia via della scalinata sanremese, sul palco per quest’anno scondito di fiori. Evidentemente Greta Thunberg guarderà anche la tivù italiana, che dire. Il blu notte della scenografia e delle luci bagnava letteralmente orchestra e pubblico, mentre Alberto Urso e Ornella Vanoni anch’essi di blu vestiti si muovevano in una danza di dita strette, mani attorcigliate ai microfoni, sospiri vis-à-vis. Il blu del mare e delle onde, ricordato dal singolo scritto da Mogol, Elio Isola e Paolo Limiti nel 1968, s’infrange sulle labbra di Ornella Vanoni che (ci) sussurrano con tutta la dolcezza di una voce materna che “quello che mi manca, nel mare del silenzio mi manca sai molto di più”. Regalandoci un attimo, di storia della musica, senza fine, CIT.

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Daniele Venturelli//Getty Images