Nei favolosi anni 80 ogni mattina sembra di ricevere dalla vita un catalogo di opportunità fra cui scegliere quelle più colorate. Questo, nel 1985, vale anche per la 28enne principessa Carolina di Monaco e per il suo secondo marito Stefano Casiraghi, 26 anni, colti dai paparazzi mentre escono da un edificio a Monaco, in primavera. Lei porta un mazzo di fiori, insieme attirerebbero l’attenzione anche se non fossero due fra le persone più riconoscibili del principato. Pochi giorni prima, Carolina ha rilasciato un’intervista alla leggendaria giornalista americana Barbara Walters, una che nella sua carriera ha intervistato da Margaret Thatcher all’imperatrice di Persia Farah Pahlavi, da re Hussein di Giordania a Katharine Hepburn, ma che solo parlando di Carolina l’ha definita “una delle più belle e fotografate principesse del mondo”. Gli americani hanno un debole per Caroline perché è figlia di una loro icona del cinema, Grace Kelly, ma anche perché gli americani, dopo i chiassosi anni 70, stanno imparando l’eleganza proprio in quel periodo, seguendo passo passo l’emergere dei grandi stilisti italiani. E Carolina, la figlia di una di loro, è giù un'icona di stile. La principessa Carolina, che tre anni dopo avrebbe posato come una top model per Helmut Newton, è elegante di suo qualsiasi cosa indossi ma non indossa mai una cosa qualsiasi. Il bello di essere la principessa di un regno piccolo, ricco e francofono consiste anche nel poter fare shopping da qualsiasi stilista senza dover rispettare il mercato nazionale come una principessa britannica, o come una first lady americana. Lo stilista di fiducia della famiglia Grimaldi, molto prima di Karl Lagerfeld, si chiama Marc Bohan, è francese ed è famoso per aver lavorato 30 anni nell’atelier di Dior, dove aveva sostituito Yves Saint Laurent partito per il servizio militare. Marc Bohan piace alla principessa Grace che lo ha aiutato ad aprire a Monaco la boutique Baby Dior, nel 1967, e quando Carolina si è sposata per la prima volta nel 1978 con Philip Junot è stato Marc Bohan a disegnare il suo abito da sposa bohémien con le ampie maniche a campana, giocoso abbastanza per una 21enne che va all’altare cotta di un uomo più grande.

monaco   undated file photo  princess caroline of monaco, a member of the grimaldi family, walks down some steps with her second husband, stefano casiraghi in 1985 in monaco princess caroline married ernst august v, prince of hanover in 1999 and is also titled as caroline, princess of hanover she will be celebrating her 50th birthday on january 23rd photo by michel dufourwireimagepinterest
Michel Dufour//Getty Images

Ma in quell'evento di un mattino del 1985 con il suo secondo marito Stefano, Carolina non è più quella ragazzina. Da tre anni non c’è più la sua mamma, lei è la donna più grande di tutta la famiglia e sua sorella Stephanie, che ha 20 anni e studia per fare la stilista proprio nell’atelier di Bohan, sfoggia dei look che non potrebbero essere più pop e più 80s allo stesso tempo, quel lato di mood del decennio che sta alimentando fenomeni come Moschino. Ma Carolina, che è giovane ma matura, che ha un divorzio e il lutto della madre alle spalle e ha messo al mondo da meno di un anno il primo figlio Andrea, preferisce seguire la tendenza-tailleur che imprime ogni cosa, che in quell’anno nessuno può fare a meno di disegnare perché è il simbolo della donna forte che prende possesso dei suoi spazi negli uffici. Carolina lo sceglie però ibridato con quanto di più principesco si possa immaginare, le lunghezze da abito da sera, forse ha rimosso le onnipresenti spalline perché le ragazze Grimaldi non hanno mai avuto spalle spioventi. Se si trattasse di una foto b/n sarebbe più difficile collocare quel soprabito in un anno preciso. Ma a dare la traccia definitiva sono gli accessori: il cerchietto, i guanti, la pochette rosso fuoco. Le scarpe no, tacco e colore modesto ma autorevoli. È così che a una principessa riusciva il miracolo di gestire gli anni di Boy George e Cindy Lauper, dei Duran Duran e degli Spandau Ballet, di ciuffi e creste colorate, senza sembrare minimamente fuori posto.