Uno dei segreti del successo di Madonna sta nel fatto incontestabile che i suoi continui cambi di personaggio non sono interpretazioni: sono reincarnazioni. Uno degli eventi che confermano questo miracolo è accaduto un 22 febbraio di oltre 25 anni fa ed è ricordato come l’apparizione di Madonna al festival di Sanremo 1995 o anche, per altre scuole di pensiero, “Madonna in abito lilla a Sanremo 1995”. La signora Ciccone è ormai un personaggio su cui muovere una critica rappresenta (giustamente) sacrilegio perché superati i 35 anni di carriera c’è solo da abbassare lo sguardo in presenza di qualsiasi artista. Ma come ricordano quelli per cui un #tb è più che altro un flashback, prima di quel Sanremo in cui cantava Take a Bow ondeggiando lentissimamente, c’era ancora chi trovava da ridire su di lei. Negli anni 80 si diceva che fosse volgare e sguaiata, che sarebbe durata poco. Poi entrò nella fase del “come recita male e che brutti film fa” (Vedi: Cercasi Susan disperatamente). Poi era quella che “non fa canzoni memorabili, però che brava trasformista”. Poi la percentuale di lodi è salita sempre di più rispetto ai demeriti, mentre anche i detrattori più ostinati capitolavano e cominciavano a negare di averla mai maltrattata.

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Il 1995, infine, è stato l’anno in cui a Madonna si associò un termine che fino a quel momento le era stato un po' estraneo: chic. Miracolo nel miracolo, la cantante di Like a Virgin con il reggiseno a vista e i crocifissi che pendevano dai lobi si era trasformata in una diva dei telefoni bianchi, espressione con cui si indicavano i film prodotti fra gli anni 30 e 40 in cui le protagoniste erano donne benestanti con vestaglie bordate di piume e con, appunto, un telefono bianco sul comodino, status symbol dell’epoca. Madonna, che adora donne spettacolari come Marilyn Monroe ed Evita Perón, era in grado di eguagliarle, e ad accorgersene fu Gianni Versace che la scelse per interpretare la collezione haute couture del '95. Quel 22 febbraio 1995, seconda serata del festival di Sanremo, Madonna ormai a suo agio nell'alta moda, riuscì a provocare un brivido al suo ingresso da femme fatale sul palco, lasciando il pubblico in silenzio come di fronte a un’apparizione celestiale.

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Fasciata dalla scollatura alle caviglie in lilla pallido costellato di cristalli, la cantante entrò al braccio di Baby Face, il produttore e vocalist con cui aveva co-scritto e co-prodotto l’album Bedtime Stories, che le faceva anche da puntello, visti i tacchi altissimi, vestito quasi in clergyman. Gli spaghetti straps che reggevano l’abito di Madonna erano semicelati da una stola di marabù. Al di sopra di tutto, il make-up chiaro e sofisticato che lasciava emergere solo gli occhi e le labbra rosso sangue, la pettinatura raccolta e ordinata che bilanciava i volumi delle piume sulle spalle. Il colore era il platino freddo e hollywoodiano rilanciato da una delle topmodel del momento, la tedesca Nadja Auermann, rifacendosi a Jane Harlow, in una catena di citazioni. Alla fine della performance, Madonna ringraziò il pubblico in italiano, svicolando dalle domande di Pippo Baudo con un "Buonanotte", prima che cominciasse a porgliele, concedendosi col contagocce. Il pubblico, intanto si spellava le mani in standing ovation. Il giorno dopo, persino le testate più legnose e diffidenti verso il festival dovettero ammetterlo: nella stessa serata i Take That avevano rapito l'attenzione delle ragazzine, ma poi Madonna aveva divorato in un sol boccone tutto il Festival, e per farsi notare gli altri ospiti, persino quelli illustri come Sting, Cindy Lauper, i Duran Duran e Annie Lennox, dovettero sudare un po'.