Un paio di scarpe nuove possono rappresentare un addio al passato come - o più - di un nuovo taglio di capelli. La regola valeva anche per la principessa Diana, che il 13 gennaio del 1997 si infilò un paio di Superga per affrontare il suo storico viaggio in Angola. Con quella missione, la principessa del Galles attirò l’attenzione del mondo sul dramma dei campi minati, un gesto che, fra tutti quelli che ha compiuto, è stato senz’altro il più incisivo e dalle conseguenze decisive. Inconsapevole che il suo conto alla rovescia fosse già iniziato, la principessa del Galles, che il 31 agosto di quell’anno avrebbe perso la vita nel tunnel dell’Alma di Parigi, stava facendo investimenti nel futuro e nella sua seconda vita, che doveva cancellare quella precedente salvandone solo il buono, i suoi adorati figli William e Harry. Ma i cinque anni precedenti, per lei, erano stati come camminare davvero in un campo minato e ora doveva faticare per recuperare la fiducia di tutti gli ammiratori che la seguivano quando era la moglie dell’erede al trono.

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Lady Diana arriva a Luanda, in Angola, il 13 gennaio 1997

Cinque anni prima, nel 1992, era stato l’inizio della fine. O meglio, era venuto allo scoperto tutto quello che non andava già da tempo nella coppia formata dal principe Carlo e Diana Spencer. Era l’anno del Camillagate, quando i giornali avevano pubblicato il testo delle telefonate intime tra il principe e la sua ex Camilla Parker Bowles, e nel dicembre dello stesso anno lui e Diana avevano annunciato una “separazione amichevole”. Risale a quell’anno anche la cassetta in cui Diana, registrando le esercitazioni di public speaking, diceva di essere “profondamente innamorata” di qualcuno, probabilmente di una sua guardia del corpo, Barry Mannakee. A seguire, di lei si parlava solo per le sue presunte infatuazioni e del modo ossessivo con cui le gestiva, come le trecento telefonate fatte al mercante d’arte Oliver Hoare. Poi c’era stata la famosa intervista in tv in cui dichiarava che il suo matrimonio era “un po’ troppo affollato”, la richiesta della regina a lei e al figlio di divorziare, e infine, dopo lunghe trattative in cui Diana aveva perso il titolo di Altezza Reale, il divorzio a luglio del 1996.

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Diana aveva molto da ricostruire, doveva dare un colpo di spugna all’immagine di ragazza sconsiderata che vagava da un flirt all’altro in cerca del grande amore. Iniziò con il suo aspetto. Ormai libera dai vincoli che la rendevano anche nervosa e bulimica, aveva riconquistato una linea invidiabile e poteva permettersi di indossare tutto, anche le gonne corte che le erano state vietate dal protocollo. Lady Diana non era un’oratrice, non ha lasciato molte dichiarazioni registrate, né frasi da usare per un quote tra virgolette, non era la sua natura. Capì quindi che per esprimere la nuova se stessa doveva farlo attraverso i vestiti, e lo fece così bene da diventare un’icona di stile come Jackie Onassis e Grace Kelly. Eliminò dal guardaroba tutti i fronzoli, le ruche, i ricami e i tessuti fiorati e i maglioni a motivo pecorelle e adottò uno stile più minimal, chic e semplice. Con questa nuova immagine aveva intenzione di compiere opere molto impegnate e più internazionali delle visite alle scuole e ospedali del Regno Unito che aveva svolto prima. È così che quel 13 gennaio del 1997 Diana, atterrata a Luanda alle 7.30, scese per prima dall’aereo che era rimasto fermo per problemi al montaggio della scaletta, e si presentò all'ambasciatore britannico in Angola in jeans, blazer e sneakers Superga con la gomma bianca. Non c’era folla ad attenderla perché non era stato permesso a nessuno di avvicinarsi, ma era pieno di giornalisti e fotografi che notarono le scarpe di tela italiane, informali ma perfette su quell’insieme e si sbizzarrirono, i primi a parlarne, i secondi a inquadrarle. Il viaggio di Diana e la sua azione sul campo con l'organizzazione The HALO Trust furono così d’impatto da sollecitare, quello stesso anno, la stesura di un trattato internazionale per vietare le mine terrestri. Aveva vinto, e oggi, ne è ambassador il principe Harry. Quell’apparizione di Diana diede vita anche a un periodo di emulazione intesa del look semplice e sofisticato, in Superga, di una giovane principessa che aveva trovato se stessa dopo aver sprecato gli anni della gioventù al fianco di un uomo che non la amava, in un ruolo che lei non amava. E tutte si sentirono Diana, anche solo infilando un paio di scarpe di tela.