Lady Diana in tailleur pantalone è una delle immagini più forti di quella che solo oggi si comincia a considerare uno dei simboli dell’autodeterminazione femminile degli anni 90. Quando una donna è stata tradita pubblicamente dal marito, dopo lo smarrimento iniziale è probabile che cerchi di ritrovare la sua autostima. E quando la ritrova, la sua personalità esploda fragorosamente, libera da tutti i vincoli che l'avevano avviluppata. Per molti anni la principessa Diana aveva vissuto con la sensazione che la sua importanza si limitasse alla capacità di mettere al mondo e crescere in salute un erede al trono e un secondogenito di riserva. Ma quando nel 1996 il matrimonio con il principe Carlo è andato alla deriva, la principessa ha spedito ai mercatini dell’usato tutti i suoi vestiti pieni di balze e ruches (alcuni capi ci sono finiti davvero) e ha iniziato a riempire il suo armadio di abiti sexy. Ma anche di business suit, una passione che aveva iniziato a coltivare nel 1993 presentandosi a un pranzo di beneficenza della Grosvenor House con un completo verde bottiglia di Amanda Wakeley per fare un annuncio bomba (di cui si sa poco): la rinuncia del patronage di quasi tutti i 100 enti di beneficenza che aveva finora sostenuto. Diana si sentì così incrollabile con quel look che da quel momento sviluppò una vera passione, declinata in molti modi e con diversi stilisti e che per gli esperti di linguaggio del corpo aveva un valore comunicativo più potente di qualsiasi gesto involontario.

diana, the princess of wales has lunch with her stepmother raine spencer at the connaught hotel in mayfair photo by antony jonesuk press via getty imagespinterest
Antony Jones//Getty Images

Il 28 marzo del 1997 Diana Spencer era una donna in cui la resilienza, qualità di cui era naturalmente dotata, aveva già completato il lavoro di ricostruzione dell'amor proprio. Il divorzio dal principe Carlo era stato firmato sette mesi prima e si era ritrovata con una quantità esagerata di libertà da gestire, anche se ce n’era una fetta di cui non riusciva a riappropriarsi: la sua privacy. Era seguita ovunque andasse, fotografata, spiata e documentata. Solo che non c’era più nessuno in diritto di bacchettarla, se faceva qualcosa di non conforme al protocollo. Quel giorno di marzo Diana aveva un incontro a Mayfair con una delle figure più controverse della sua infanzia, e per affrontarlo aveva cercato forza in un tailleur pantalone che le donasse una grande autorevolezza esteriore e interiore. Si trattava di Raine Spencer, contessa di Dartmouth e unica figlia di Alexander McCorquodale e della celebre scrittrice Barbara Cartland. Raine aveva sposato suo padre, il visconte di Althorp Edward John Spencer, quando il matrimonio con Frances Ruth Burke Roche, la madre di Diana, era naufragato. I rapporti con la matrigna non erano stati idilliaci, Diana e suo fratello Charles l’avevano soprannominata Acid Raine, un gioco di parole con “acid rain”, pioggia acida. Come siano proseguiti i rapporti con lei quando la principessa è cresciuta e ha sposato l’erede al trono non è mai stato molto chiaro. Ma quel tailleur Dior che Diana aveva scelto per incontrarla al Connaught Hotel di Londra aveva il valore di una divisa militare da parata, qualcosa che si esibisce durante il trionfo per aver vinto la guerra che, in questo caso, forse non era stata solo contro Carlo e la Corona. Realizzato in fresco di lana grigia sembrava disegnato apposta per lei, con le spalline così quadrate da essere appuntite, il doppio petto avvitato, i bottoni ricoperti dallo stesso tessuto, i polsini con il grande risvolto, la scollatura a V profonda che lasciava intravedere appena un cenno della t-shirt bianca sottostante, il pantalone morbido con la piega davanti. E poi il pezzo forte, la geniale frangia corta a spazzola su tutta la lunghezza dei revers che rendeva il capo unico e inimitabile. Con le décolletées di suède nere e la borsa severa ma non più del necessario, Diana spiegava senza alcuna parola, alla donna che aveva sostituito sua madre che non c’era più da scherzare con lei. E non solo a lei.

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Lady D con la matrigna Raine Spencer