«Non ho mai messo i tacchi in vita mia. Li ho evitati per 26 anni». Nonostante le tantissime adepte del club per la difesa delle ballerine e dei sandali rasoterra come convinta scelta di stile e comodità (o come dichiarazione trasformata in polemica, come è successo al Festival di Cannes nel 2015), avete davvero mai conosciuto una donna che non ha mai indossato un paio di scarpe con il tacco? Dopo un'icona scesa per la prima volta dai tacchi come Barbie, a raccontarlo in prima persona è Molly Horan su Refinery29.com, con una testimonianza che per le amanti delle vette altissime in fatto di scarpe avrà sicuramente dell'incredibile. «Per me è sempre stata una scelta pragmatica piuttosto che estetica. Quando sai che potresti inciampare regolarmente su marciapiedi irregolari, ma anche sui tuoi stessi piedi, la soluzione migliore è rimanere il più possibile ancorata a terra. Quindi ho sempre indossato Converse bianche o sandali neri».

Tutto per Molly cambia naturalmente quando inizia a lavorare in un ufficio. O meglio, dopo un anno. «Dopo un anno da Refinery29 circondata da donne in tacchi (sui quali camminavano bene, e anche in fretta), ho sentito il bisogno di ampliare il mio repertorio in fatto di calzature. Ho sempre visto i tacchi alti come un tratto distintivo della vita adulta e della consapevolezza di dover iniziare a pensare alla pensione - cose che fino a quel momento io avevo saltato. Proprio in quel momento però avevo preso un appuntamento con un consulente finanziario, e pensai che indossare un paio di scarpe con il tacco mi avrebbe dato un aspetto più sicuro oltre che qualche centimetro in più. Così ho deciso di fare una cosa per la prima volta nella mia vita: provare a camminare sui tacchi».

Cosa succede quindi se una donna (molto) abile nel comprare e abbinare sneakers si confronta per la prima volta con lo stiletto? Molly continua raccontando che per la sua prima sessione di shopping si fa accompagnare nel department store Century21 da una collega esperta. Il primo che prova è un paio di sandali con il cinturino alla caviglia. Il clou arriva però con la seconda prova, un paio scarpe con il tacco a spillo. «Appene le ho indossate ho subito temuto per la mia vita, o quantomeno per le mie caviglie. Quando mi sono voltata per lasciare spazio a un'altra cliente la mia mancanza di equilibrio mi ha fatto precipitare all'indietro verso l'espositore di scarpe, prima di cadere rovinosamente a terra. Il mattino dopo ho trovato un enorme livido viola e gigante sul mio fianco. In pratica non sono riuscita a sedermi normalmente per tutta la settimana».

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Ecco allora che l'esperimento entra davvero nel vivo. «Per il primo giorno della mia vita sui tacchi ho scelto un paio di sandali con il tacco grande e quadrato, ma nonostante questo i miei movimenti sono stati da subito limitati». Molly sceglie così di non uscire per la pausa pranzo ma di optare per il take-away, di ridurre le sue visite in bagno, di sentirsi come una bambina che continua ad inciampare mentre cammina sui tacchi presi in prestito alla mamma. «Indossare i tacchi mi ha fatto sentire ridiola, ma soprattutto ridicola con un riflettore puntato su di me». Il suo racconto continua con i problemi più pratici, come ad esempio muoversi in metropolitana, per arrivare poi alla prova sul campo del tacco alto per eccellenza: lo stiletto. «Ho aspettato giovedì per indossare le scarpe con il tacco a stiletto, la cosa che temevo di più. Le conseguenze? Comparsa di vesciche, ira contro il patriarcato, aumento di suscettibilità». Quel giovedì Molly cammina così a rallentatore per arrivare alla metropolitana, si aggrappa a ciò che trova per non cadere. Durante una pausa prende lezioni da un amico che le consiglia come camminare sui tacchi nel modo corretto. Al terzo isolato però decide di arrendersi: «alla fine mi sono arresa e mettere le scarpe da ginnastica. Il quel momento ho deciso che non avrei messo di nuovo un paio di tacchi a spillo».

Il risultato? Qualcosa in Molly cambia. «La mia più grande paura durante l'intero esperimento si stava sgretolando. Prima di iniziare ero terrorizzata di cadere a faccia in giù nei corridoi dell'ufficio dove lavoro, di inciampare sui marciapiedi di New York, di ribaltarmi in un bar durante un'uscita con amici. Ma, a parte i piedi doloranti, non mi è successo nulla di male dopo la prima caduta da Century21». Cosa cambia quindi? «Questo esperimento ha fatto sì che oggi la mia sensazione verso i tacchi non fosse più la paura, ma la rabbia - conclude Molly - Non sono una persona che si arrabbia facilmente, ma dopo una serata al supermarket con i tacchi alti non volevo soltato togliermi le scarpe ma lanciarle da una finestra. Scaraventarle contro una finestra chiusa». Cosa prova per loro oggi? «Le ho ancora nel mio armadio, e non desidero più scaraventarle giù dalla finestra. Subito ho pensato di regalarle a una collega amante dei tacchi ma poi ho capito che mi piacciono così, circondate da un mare di scarpe da ginnastica. Mi ricordano ogni giorno che le cose che ci spaventano non sono impossibili, e che quando fai qualcosa che ti spaventa puoi dire di averlo affrontato e vinto. E chi lo sa, forse un giorno tirerò fuori dall'armadio nuovamente quel paio di sandali con il tacco grosso e quadrato per il matrimonio estivo di un'amica. Magari staranno bene in fila con tutte le altre scarpe con il tacco sul lato della pista da ballo».