Da 125 anni ci fa camminare comodamente e senza spendere grandi fortune: parliamo di Bata, marchio dalle mille identità (inter)nazionali, che ha festeggiato i cinque quarti di secolo con un evento nello storico palazzo Zofin di Praga, costruzione neo-rinascimentale illuminata e rivitalizzata per l’occasione.

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Alessandro Argentieri
Una delle performance dei ballerini acrobati al Bata Fashion Weekend

Dentro, nella sala da ballo, spalti come a un concerto e tanta energia per gli acrobati che sono riusciti a far volare, letteralmente, la loro étoile che indossava tacchi alti mentre ondeggiava in aria. Ma, per tornare con i piedi per terra, i ballerini hanno evocato la dea Khalì mostrando così l’anima multichannel di Bata. Dalla sneakers alla ballerina, stivali e décollété, tutto è stato un susseguirsi di novità a tema “The Evolution of Style”.

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Alessandro Argentieri
Un momento della sfilata Bata Shoes

Senza guardare le nazionalità (Bata vende in più di 70 stati), sul palco cangiante di colori e pixelato all’ennesima potenza, hanno sfilato ogni tipo di ragazzi e modelle fra cui anche una signora, fiera dei lunghi capelli bianchi e del suo passo ancheggiante, che ha strappato l’applauso in sala. Come ha detto Jana Barbati Chadova, capo marketing mondo: «Bata crede che da sempre le persone debbano restare fedeli a loro stesse, senza doversi conformare ai canoni di bellezza imposti dai mass media. E questo fashion show ne è la celebrazione».

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Senza età e generazioni la sfilata dei 125 anni di Bata

Impossibile definire una tendenza, più facile sapere chi fossero i finalisti dalle tre università selezionate quest’anno (è il terzo!) che hanno partecipato al concorso Young Designers’ Challenge. Dall’Italia c’erano Elisabetta Zaccariello, Adriana Ponce, Leonardo Giliberti e Tuvshin Batkhuu (un alto ragazzo della Mongolia trasferitosi nel capoluogo toscano), tutti provenienti dal Master in Fashion System Design all’università di Firenze.

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I finalisti Tuvshin Batkhuu, Leonardo Giliberti, Adriana Ponce e Elisabetta Zaccariello dell’Università di Firenze, Master in Fashion System Design.

E se Adriana ha voluto un’irresistibile sneakers futurista in bianco e nero dal nome “Bussola”, Leonardo ha pensato per “OpOp” a una tomaia in lycra e a un nastro Op Art per la chiusura. Con “Crush”, invece, Elisabetta ha puntato tutto su un interessante minimalismo essenziale da personalizzare a scelta. Più semplice, ma in verità sofisticata che arriva a baciare la caviglia, la creazione tutta nera del vincitore, Tuvshin, sorpreso ed emozionato per il riconoscimento.

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Le calzature "Minimal Evolution" di Tuvshin Batkhuu

Dall’università del Kenya sono arrivati invece Anita Wanbui e Cyprian Kavita Kiswili. Anita ha citato le passeggiate nella savana, i cibi speziati dello Swahilia, i gioielli tribali e li ha incorporati in un sandalo/derby dalla punta aperta, tipico delle popolazioni locali. Cyprian, che ama invece disegnare, ha presentato “Blossom”, un paio di sneakers che strizzavano l’occhio alle classiche North Stars Bata ma le ha rivisitate nel giallo dei fiori e quello delle api. In nero erano invece le icone delle app social più famose e altri simboli che decoravano il retro delle scarpe.

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Le "Blossom" di Cyprian Kavita Kiswili

Per finire Aleš Hnátek si è lanciato sugli stivali da lavoro ma con geometrie interessanti, Tomás Nēmec ha giocato con la luce proprio come il fotografo Thierry Urbaine, noto per le sue architetture essenziali. La sua scarpa in bianco e nero aveva un tratto in comune con quella di Alexandra Gnidiaková, che ha disegnato una sneaker apparentemente plissettata «perfetta per vedere un match a Wimbledon». Due calzature che in molti dei presenti si sono augurati vadano prima o poi in produzione prossimamente seppure la vincitrice sia stata Natálie Nepovímová.

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Il modello della vincitrice della Repubblica Ceca Natálie Nepovimová

Con un milione di clienti al giorno e 39 miloni di membri appartenenti al club Bata , la compagnia della Repubblica Ceca non poteva che celebrare questo momento con una collezione dedicata ai 125 anni. Arriverà a fine settembre nei negozi ma possiamo anticiparvi che sarà tutta nera e ripresa dalla prima scarpa che Tomas Bata creò nel 1897, la Batovka, ristilizzata ad hoc dal team stilistico italiano. Un ben augurante progetto che si sposa con un’altra idea di incuriosire il pubblico: ogni venerdì in uno dei 5300 negozi Bata arriverà una novità. Una sfida ambiziosa ma possibile visto l’entusiasmo di tutto il team italiano e non solo e dei risultati (250 milioni di euro in Europa con un progressione delle vendite del 5%).

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Courtesy Bata
Il momento finale del Bata Fashion Weeekend