«Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era distinzione tra maschi e femmine. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione i spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione».

Così Platone, nel Simposio, insuffla nell'Occidente l'idea della mezza mela da trovare nell'altro/a come fondamento dell'amore. Ma siccome gli uomini di oggi sono quelli che sono, le donne si devono risolvere questa scissione come possono: ovvero tra sé e sé, magari con l'aiuto di un vestito. «Dualismo» è la keyword di Andreas Melbostad per Diesel Black Gold, in scena a New York nella location della roccaforte maschile - sempre a rischio crollo - per eccellenza: Wall Street. C'è un lato molto forte, duro, aggressivo. Ce n'è un altro più fragile, dolce, romantico. Di conseguenza, la sottoveste in pizzo sbuca dall'abito severo sotto il giubbotto in pelle da biker o la giacca maschile di tre taglie più grandi, molto Eighties Style. Rivetti e materiali di metallo utilizzati nell'edilizia sono il materiale di discreta lucentezza che disegna nuovi ricami e trattiene frange quasi frivole. I jeans sono tagliati in un denim lavorato ad arazzo, come una tappezzeria barocca dilavata dal tempo e dalla memoria. I pantaloni-bondage vanno in coppia con i top tagliati sotto il seno, le scarpe maschile danno stabilità alle giacchine-kimono brevi. A dare ritmo e unità stilistica alla collezione c'è il nero, sconfinante nel grigio - no, non quello di Mr. Grey, per fortuna - o nel blu, con un punta di verde.

Diesel Black Gold - 26 milioni di fattirato lo scorso anno, la collezione d'alta gamma di casa Diesel - lavora sulla postproduzione di una personalità composita eppure semplice, lineare eppure ipersartoriale, aggressiva eppure sentimentale. E mette a segno la figura femminile di oggi, sfaccettata come un diamante nero, che nelle parole di Renzo Rosso, ha avuto un più 40 per cento, che è entrata nelle mercato americano in cinque città importanti, ma sta espandendo il suo fascino come un pennello intinto nella china quando è immerso in un bicchiere d'acqua. A unire folklore e vita metropolitana, a cogliere segni tribali e segni cittadini è invece lo stilista nepalese Prabal Gurung, che rincara la dose facendo sfilare in passerella donne anche adulte ma indiscutibilmente belle nella loro forza. E da Tory Burch il Marocco incontra King's Road in una dimensione temporale ben precisa, quella dei tardi anni 60, della "summer of Love" e dei viaggi psichedelici, tra tappeti che potrebbero volare e silhouette fluide, diritte, a vita alta. Insomma: cercare la propria metà, se è difficile nella propria vita amorosa, non lo è in quella estetica. E non è poco. Almeno un problema è risolto.