Cose che superano scenari apocalittici, cose che manco un film distopico, cose dell'altro mondo ops Continente: le abbiamo apprese nelle ultime ore via Instagram (e dove sennò?). Scrivi Supreme China e scoperchi un vaso di Pandora, scrivi scandalo Supreme Cina e hai l'istantanea della truffa più geniale (o solo molto banale) degli ultimi 365 giorni. Una fotografia, però, che certamente la dice lunga sui comportamenti del consumatore, soprattutto di quella fetta di utenti classificabili come facilmente (mooolto facilmente) influenzabili.

Premessa + svolgimento + finale = qualche giorno fa un tale (sì, un perfetto sconosciuto) si è recato in Cina, e si è auto-proclamato Presidente del brand Supreme. Ma la follia (o genialità, appunto) non finisce qui. Durante il suo viaggio (mentale e non) questo personaggio ha organizzato meeting con brand, addirittura riuscendo a chiudere importanti accordi commerciali. Sembra, addirittura, per milioni e milioni di dollari. Sappiamo benissimo quanto gli asiatici siano fan di Supreme, e quanto lo siano molto più di tanti altri "colleghi-collezionatori" provenienti da altre zone della Terra, ma così tanto da arrivare a questo punto?

Ora la domanda è: come ha fatto? Come è riuscito a superare controlli, certificarsi come presidente, dimostrare conoscenze verticali durante i suoi meeting? Ma soprattutto, come mai nessuno dei suoi interlocutori si è accorto della grande truffa ribattezzata Supreme China? Qualche maligno grida all'ennesima trovata (epica?) di marketing. Trovata. Di marketing. Ma cosa se ne fa un brand come Supreme di mezzi così biechi? Video e foto del tale sono ormai super virali sui social network: come mai il brand non ha ancora sollevato questioni a riguardo? Chissà. Quel che resta è una grande amarezza e troppi interrogativi su quelli che sono gli attuali modelli ai quali (purtroppo, ormai) si rifanno giovani, giovanissimi, veri e finti imprenditori.

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