Pera, mela, banana: non si stanno elencando qui i propri gusti di preferenza in materia di macedonia, ma le definizioni scientifiche, eppure estremamente efficaci nella loro semplicità, usate per descrivere le forme del corpo femminile. E se il discorso sul corpo della donna ha dato vita ad accesi dibattiti non ancora risolti, stimolato lavori di letteratura (e poi serialità televisiva), la sua rappresentazione, ideale o idealizzata, arrivataci attraverso l'arte, ha registrato dei canoni di bellezza che sono cambiati nel corso dei millenni, e che però, raramente sono appartenuti alle donne, ma più spesso a chi le guardava, ritraeva, raccontava. Secondo uno studio del 2005 della Carolina North University, che ha preso in analisi 6000 donne, il 46% di loro ha un fisico a banana (con la misura del punto vita di poco inferiore a quello del busto e dei fianchi), il 20% fisico a pera (fianchi più ampi rispetto al punto vita, con seno tendenzialmente piccolo) il 14% a mela (spalle più ampie rispetto ai fianchi con gambe sottili) e solo l'8% a clessidra (anca e busto hanno pari dimensioni, che spiccano rispetto ad una vita molto stretta). E proprio il fisico a clessidra, quello incarnato al grado massimo da Sophia Loren nella scena ormai divenuta storia del cinema in Ieri, oggi, domani, è considerato il più desiderabile dai canoni estetici attuali, tanto che, per adeguarvisi, è notorio che Kim Kardashian si sia costretta in passato a estenuanti ore indossando un corsetto, stratagemma doloroso e però di una certa efficacia, nel costringere la vita a misure con le quali non è nata.

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A voler definire però, hic et nunc la linea temporale dei canoni di bellezza in materia di forme e silhouette, il predominio lo ha sempre avuto il fisico a pera, quello che oggi sfoggiano con orgoglio donne come Jennifer Lopez o Rihanna, con vita più stretta del busto e fianchi – derrière included – più sporgenti. Certo è che in ogni epoca le aspettative e i desideri maschili si sono tradotti in opere d'arte non si sa quanto fedeli alla realtà, come nel caso delle Veneri paleolitiche che mostrano pancia sporgente e i caratteri della steatopigìa (la postura adottata da chi soffre di lordosi ai lombi). Non traslazione di una realtà quanto desiderio ideale, nella loro mente certi caratteri erano accomunati allo stato di fertilità, molto più difficile da raggiungere durante la preistoria. E proprio la fertilità ha a che fare con la maggior parte dei canoni che conosciamo oggi: la vita stretta, contrapposta al fianco più largo, suggerivano un'idea di accogliente ventre materno, più portato di altri a generare la vita. Da Toulouse-Lautrec ai grandi del Rinascimento, dipinti e opere hanno celebrato il fisico a pera, con le eccezioni di artisti come Paul Rubens e Botero, per i quali la femminilità ideale era decisamente più burrosa. Un'ideale, quello del fisico a pera con vita sottile, confermato anche da uno studio del 2007 effettuato dalla psicologa Devendra Singh dell'Università del Texas, che ha analizzato un database di 345 mila opere tra racconti, drammi e poesie dal 1500 al 1799, per scoprire che tutti i riferimenti alla vita la evidenziavano attraente quando più sottile dei fianchi. Un consenso che, secondo la psicologa "non può essere basato su un elemento arbitrario. I nostri cervelli hanno sviluppato nei secoli una preferenza per questo tratto, per via della sua correlazione alla fertilità e in generale con un'idea di buona salute".

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Un quadro di Toulouse-Lautrec, 1895

Il sisma che ha cambiato le carte in tavola è stato opera degli Anni 20 e di Coco Chanel: la scoperta del benefico effetto delle attività sportive – e di conseguenza la promozione di badminton e tennis nei campi dell'aristocrazia festaiola dell'epoca – insieme all'utilizzo del jersey hanno fatto decidere che una silhouette più longilinea fosse da preferire. E se fu chiamata moda "alla garçonne" non fu solo per via dei caschetti alla Louise Brooks comuni tra le flapper girls, ma anche perché i loro corpi non avevano caratteri particolarmente accentuati, fianchi ampi o seni floridi, rendendole simili, appunto, a dei ragazzi: chi sfoggiava questa fisicità, evidenziava un suo privilegio di classe, un'appartenenza a quel milieu dorato nel quale i seni erano, non a caso, della grandezza di una raffinata coppa di champagne. Negli Anni 50 sono arrivate sulla scena, e a Hollywood, donne giunoniche e dalla figura a clessidra, come le italiane Sophia Loren e Claudia Cardinale, sospinte dal vento nuovo del new look di Dior, che con le sue gonne a corolla strette sul punto vita, ne sottolineava proprio la figura. Certo, però, se si guarda a tutta la produzione cinematografica dell'epoca, questo tipo di fisicità era destinata nella maggior parte dei casi a ruoli da protagonista, certo, ma che quasi sempre incarnavano lo stereotipo dell'esuberante paesana, una provinciale gioiosa e dalla praticità svelta e capace di inserirsi in ambienti nei quali dove non era nata, e dove, guarda caso, tutte le altre appartenenti sfoggiavano una figura meno sfacciatamente seducente.

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Gabrielle "Coco" Chanel

Certo, non si può attribuire una colpa totalizzante di certi stereotipi solo all'uomo: a ben guardare, il fardello si deve equamente dividere con la moda. Se negli Anni 20 fu infatti Chanel a introdurre quell'abbigliamento agile, e la conseguenza fisicità che meglio gli si abbinava, negli Anni 60 Mary Quant con la minigonna promosse, volente o nolente, il mito di un fianco neanche accennato, perfetto per indossare la sua minigonna. Certo, il discorso in questo caso si limita alla concezione europea della bellezza: nella cultura africana così come in quella afro-americana e latina gli ideali di fisicità sono sempre stati diversi, e hanno incoronato come "reginetta del ballo" donne con fondoschiena e fianchi ben marcati, un filone nel quale proprio Kim Kardashian si è inserita (pur essendo per metà di origine armena). Come si è passati, quindi nella contemporaneità, all'ambizione verso un ideale femminile impossibile da raggiungere, se non vi si è nati - la silhouette nulla ha a che vedere con i chili, ma piuttosto con il modo nel quale il grasso si distribuisce sul corpo, una casualità decisa dalla genetica, e non dalla bilancia – all'accettazione e allo sdoganamento del fisico a pera promosso nuovamente al rango di "opzione 1"? Molto ha fatto la cultura della body-positivity incoraggiata negli ultimi anni da attiviste e associazioni, che ha portato le donne a riconoscere la bellezza anche nelle fisicità più distanti dai modelli comunemente accettati, e la scienza ha detto la sua: il fisico a pera, quello che tende ad accumulare il grasso sui fianchi e sul derrière, invece che sull'addome, è tendenzialmente più salutare, in quanto quello che si posiziona nella parte alta del corpo, vicino agli organi interni, può causare disturbi nel metabolismo così come malattie cardiovascolari.

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Kim Kardashian

La realtà è che il corpo delle donne è sempre stato un territorio di conquista e definizione del potere, e che il suo "controllo" è sempre stato considerato elemento chiave nell'attuazione di programmi politici o religiosi (come aveva già intuito Margaret Atwood nel suo romanzo distopico del 1985, I racconti dell'ancella, e come purtroppo è pericolosamente vero anche oggi che, anche nel mondo occidentale si dibatte ancora sul diritto della donna a gestire il suo corpo in autonomia, senza dover chiedere pareri o opinioni a nessun altro se non a se stessa). Le donne, insomma, di fronte a questi costanti attacchi alle loro libertà personali, stanno cercando di far sentire la propria voce: una strada difficile e accidentata, che il genere femminile di oggi sta percorrendo sulle orme delle suffragette del secolo scorso. Oggi, quella lotta passa anche attraverso la ribellione a certe definizioni fisiche, che sono anche, in maniera subconscia, definizioni di classe, e di conseguenza, ancor più subdolamente, di merito. Se Rihanna o Jennifer Lopez e Beyoncé sono belle nei loro corpi non è soltanto perché si tratta di un dato di fatto, ma anche perché con quelle loro fisicità si ribellano volutamente a un canone nato vecchio, rispecchiando delle regole estetiche che soddisfano chi abita quei corpi, più che chi li guarda. Un'attitudine che ha ispirato molte altre donne comuni, e non certo sottoposte all'inquisizione degli sguardi e dei giudizi alla quale si devono sottoporre quotidianamente le celebrities, a fare altrettanto. Il fisico a pera è tornato, si spera, per restare.