Oggi hanno assaltato la democrazia americana.

Anche se, in realtà, era già stata assaltata un mese fa. E persino dieci anni fa. Di fatto, la democrazia americana non è mai stata violata, è stata sempre oggetto e soggetto dell’instabilità di una società impari che si professava giusta, invece di lavorare davvero per migliorarsi.

L’America si è sempre immaginata come il luogo dove democrazia e verità hanno sempre regnato. E ogni volta che la persona “sbagliata” ha tentato di esercitare i diritti tutelati dal Primo Emendamento (nello specifico, le persone di colore), gli è stato detto che le loro voci non contavano niente, che non sarebbero stati ascoltati, che erano troppo rumorose. Non c’è mai stato un modo giusto per protestare. L’America non ha mai prestato attenzione al modo in cui la bigotteria ha raggiunto lo status quo. Sempre più velocemente, sempre più veemente.

Abbiamo letto storie come questa mille volte. Oggi celebriamo il suffragio femminile, ma la realtà dei fatti è che solo le donne bianche poterono votare nel 1920, le donne di colore aspettarono il 1965. Oggi celebriamo il movimento per i diritti civili, senza sapere che le lacune per cui è nato non sono mai state colmate. Anni di invalidazione dei voti delle comunità più deboli ci hanno portato a questo momento: un momento in cui milioni di americani non immaginano una realtà in cui persone che non assomigliano a loro, non si comportano come loro, abbiano lo stesso diritto di voto, di decisione del futuro delle loro vite e del paese.

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La democrazia, in fondo, è un sistema fatto di compromessi. E l’America non ha mai davvero capito cosa voglia dire lavorare insieme, incontrarsi a metà strada. Inginocchiarsi durante l’inno nazionale per protestare contro il razzismo? Un problema. Scendere in piazza a favore dei diritti riproduttivi? Un problema. Per anni, le proteste Black Lives Matter contro la polizia sono state equiparate ad azioni terroristiche. E, ogni volta, i protestanti se la sono dovuta vedere con poliziotti armati, gas lacrimogeni, minacce di morte e persino imputazioni. L’America ha sempre sostenuto che le proteste siano un problema da risolvere, stoppare, ostacolare. Ha sempre rifiutato di capire che il miglior modo per fermare una protesta è scendere a compromessi, rivedere il sistema sociale fondato sulla disuguaglianza, senza fare finta che non esista.

All’indomani di decadi in cui le proteste Black Lives Matter sono state viste come un pericolo per il futuro del paese, oggi abbiamo visto sotto i nostri occhi il risultato del terrorismo domestico. Abbiamo visto bianchi sventolare bandiere senza stelle né strisce e organizzare assalti. Abbiamo visto facce piene d’odio attaccare un luogo in cui, secondo loro, la verità delle elezioni e la libertà di stato non sarebbero state rispettate. Non c’è niente di più controverso di un gruppo di persone che protestano contro una pacifica transizione di leadership?

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Per tutta la notte, la polizia americana ha tentato di sgomberare le stanze del Congresso, divincolandosi dai selfie che i protestanti volevano scattare con loro e con tutto l’arredamento delle sale. Li abbiamo visto scortarli fuori, più o meno gentilmente, anche se forse erano proprio loro a non meritare protezione e gentilezza. Abbiamo ascoltato protestanti invocare diritti in nome della democrazia, senza sapere davvero quale sia il suo significato. Questa è l’America che abbiamo. E che forse non ci meritiamo.

Domani è un altro giorno e fortunatamente l’America è pronta a battersi per il suo passato, il suo presente e il suo futuro, un futuro migliore. Possiamo scegliere, abbiamo le possibilità per spezzare questo cerchio malsano in cui siamo capitati, possiamo risolvere i problemi e prendere decisioni, possiamo fare in modo che la stessa storia non si ripeta ancora e ancora.

Mikki Kendall è l'autrice di Hood Feminism e Amazons, Abolitionists, e Activists.

DaMarie Claire US