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“Come si inizia? Vai dal designer che preferisci e inizia a lavorare per lui” Calvin Klein

A molte donne ha cambiato la vita con il suo minimalismo, underwear, profumi e stile. Ecco tutti i fatti, gli amori e i segreti raccontati con le sue stesse parole.

Di Alessandro Argentieri
new york ny, march designer calvin klein in his 7th avenue studio during the roll out of fashion designers 1980 fall collection in new york ny, march, 1980 photo by john mcdonnell  the washington post via getty imagespinterest
The Washington Post

Calvin Klein, il re del jeans e dell'intimo, pur non disegnando più la sua linea, continua a essere nei nostri cuori. Perché il suo Less is More ha contato molto per chi ha vissuto gli anni 90 e soprattutto la sua storia personale è quella di un uomo nato 78 anni fa nel Bronx, dove abitava al 3191 Rochambeau Avenue, che ce l'ha fatta come i migliori self-made man. Tra la storia dei profumi cK One ed Eternity ai capi del passato che oggi piacciono alla generazione Z, ripercorriamo i suoi 78 anni tra momenti di cronaca, frasi famose, pensieri molto privati.

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Amori segreti

calvin klein
Alessandro Argentieri

Oltre alle due mogli, Jayne Centre e Kelly Rector, Calvin Klein ha anche una figlia Marci. Che nel 1978 è stata rapita dalla governante di casa per una richiesta di 100mila dollari. La polizia di New York sventò il colpo ma questo ricatto cambiò la vita della piccola che aveva soltanto 11 anni. Marci però con il tempo è diventata un'apprezzata produttrice televisiva grazie a Saturday Night Live e 30 Rock.

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Il consiglio

calvin klein quote
Alessandro Argentieri

Per ora Calvin Klein non sembra concedere interviste ma il suo account IG @calvinrklein (con la R visto che il suo secondo nome è Richard) parla per lui. Certo non ci sono grandi scoop o ricordi del passsato e neanche un accenno al suo ultimo giovane compagno Kevin Baker ma i post su arte, architettura e natura incuriosiscono proprio per le poche informazioni scritte.

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Senza genere

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Alessandro Argentieri

Dopo anni allo Studio 54 in cui era bandita la noia, in un momento di puro perbenismo, nel 1994 Calvin Klein decide di lanciare cK One, un profumo senza sesso e quindi per tutti i generi. La sua campagna pubblicitaria prevedeva una carrellata di personaggi, nello stile Warhol/Studio 54, uniti da una sensazione di vibrante energia tutta limone, note verdi, bergamotto, ananas, mandarino, cardamomo e papaya. Un immediato successo mondiale.

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Logomania

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Prima di diventare famoso per il suo underwear, Calvin è stato un fenomeno nel mondo del denim. La prima collezione del 1976 venduta da Bloomingdale's però fu un totale disastro perché erano cuciti da un piccolo laboratorio in grande fretta e non piacquero molto. Nello stesso anno, una notte alle tre del mattino, allo Studio 54, Peter King della Puritan Fashions gli propose una licenza da un milione di dollari. Un contratto che aiutò la nascita di altre collezioni di abbigliamento.

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Punti di vista

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Alessandro Argentieri

Seppure nel dicembre 2002, Calvin Klein abbia venduto il suo marchio per 200 milioni di dollari alla Philip Van Heusen Corporation, le vere vittorie sono sempre state quelle in cui ha realizzato un'idea in cui credeva. Come «costruire un brand che negli anni a venire avesse sempre una leggenda attorno a sè». D'altra parte i soldi per lui non sono mai stati un problema visto che ha avuto amici come Mike Milken o David Geffen (che sborsò 62 milioni di dollari) che l'hanno risollevato dalla bancarotta.

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Provocazioni naturali

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Alessandro Argentieir

Prima di lui, molti degli oggetti o capi nelle pubblicità dei giornali erano descritti soprattutto per le loro qualità. Con Calvin tutto cambia. Lui pone al centro una storia vera, meglio se provocante e scandalosa, e la veste e incornicia nel migliore dei modi. Per la sua prima collezione di mutande maschili, chiede al giovane triatleta Tom Hintnaus di posare per Bruce Weber a Santorini. Kate Moss nuda sul divano per Obsession non era un modo per mostrare natiche in libertà ma raccontare al mondo l'ossessione del fotografo Mario Sorrenti per la fidanzata Kate. E per testimoniarlo al meglio, Calvin li ha mandati alle Virgin Islands per una settimana per avere scatti ancora più autentici. Chi lo vedeva come scandalo, non sapeva tutta la storia dietro.

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Repetita iuvant

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Più volte citato come genio del marketing, Calvin Klein non voleva copiare modelli francesi o inglesi di bellezza e di comunicazione. Voleva proporre la sua visione e il suo mondo agli altri. E per farlo non esitò a usare agenzie di pubblicità, assai inusuale per l'epoca, per far conoscere capi di abbigliamento. Anche se alcune scelte, furono il caso di fortunati incontri e consigli da amici fotografi come Patrick Demarchelier, Bruce Weber o Steven Meisel.

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Imprevedibili parole

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Nel 1978 Calvin Klein in una settimana grazie alle affissioni e pubblicità realizzate da Richard Avedon, riuscì a vendere più di 200mila paia di jeans. E costavano ben più dei 50 dollari di quelli di Gloria Vanderbilt. Un successo dovuto anche alle parole di Doon Arbus, figlia della fotografa Diane Arbus, che le fece recitare frasi come «La lettura sta alla mia mente come i miei Calvin stanno al mio corpo». «Ho sette paia di Calvin nell'armadio. Se parlassero, sarei rovinata». «Quando guadagno dei soldi, compro dei Calvin. Se ne avanzano, pago l'affitto». O la più famosa «Sai cosa c'è fra me e i miei Calvin? Niente».

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Instagram e gli altri

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Seppure dal 2003 non veda una sfilata dal vivo e nel 2018 non abbia neanche voluto partecipare a quella dei 50 anni di fondazione del marchio, Calvin ha ben presente dove la moda sta andando perché alla Oxford University ha dichiarato: «Instagram ha ucciso i giornali e fra poco alcuni negozi. La moda è influenzata dai social che raccontano quello che succede nel mondo». La prossima rivoluzione? «Forse è già in corso ma non ce ne stiamo accorgendo».

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Casa dolce casa

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Nel 2003 dopo aver comprato un moderno castello negli Hamptons per 30 milioni di dollari, Calvin ha pensato bene di raderlo al suolo per costruire la casa dei suoi sogni. Uno spazio senza fine da 75 milioni di dollari fatto di vetro e aria, con arredi di Jean Prouvé, Le Courbusier, reperti afgani o maxi bocce di legno provenienti da un monastero della Francia. Grazie anche all'architetto John Pawson, il minimalismo nel design ebbe un forte eco a livello internazionale.

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Presunte mondanità

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Alessandro Argentieri

Se la sua licenza per i jeans è stato proposta in una notte allo Studio 54, anche altri incontri serali hanno portato fortuna allo stilista. Fra cui l'omaggio inaspettato di uno degli sceneggiatori di Ritorno al Futuro in cui Michael J. Fox si trova coinvolto in una surreale scena. Lui, Marty McFly è con la sua futura madre Lorraine che lo vede come un ragazzo qualunque e perde la testa per lui e per i suoi Calvin. «Non avevo mai visto delle mutande rosse». E lui: «Calvin? Perché continui a chiamarmi Calvin?». Lorraine: «Beh, deve essere il tuo nome, non è vero? Calvin Klein, è scritto sul tuo underwear». Una menzione che in America generò un certo interesse, mentre nella versione italiana venne sostituita con i Levi's che nell'85 erano più conosciuti di Calvin Klein.

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Alla ricerca della serenità perduta

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Alessandro Argentieri

Estremo, ambizioso, perfezionista e imprevedibile, Calvin anche nella vita affettiva si è sbilanciato non poco. Dopo il primo matrimonio con Jayne Centre (sua compagna di scuola al PS80), sposa nel 1986 a Roma la sua design director Kelly Rector. Erano venuti in Italia per scegliere dei tessuti e approfittando dell'atmosfera idiliaca si sono sposati. Peccato che due anni dopo Calvin si è dovuto ritirare all'Hazelden Foundation di Center City, Minnesota per un periodo di rehab. Solo però lo yoga e la meditazione di Deepak Chopra gli hanno dato un aiuto duraturo per gli anni a venire.

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Scandali americani

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In un periodo in cui il perbenismo era la regola, le sue pubblicità erano viste dall'amministrazione Clinton, fra cui l'FBI e il dipartimento di Giustizia, come "oltraggiose" e secondo Hillary Clinton rappresentavano anche uno "sfruttamento di minori" visto le pose e gli atteggiamenti troppo sfrontati. Una sventura che si ripeté nel 1995 e 1999 quando il marchio dovette ritirare le campagne stampa e le grandi affissioni.

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Una dura selezione

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Alessandro Argentieri

Calvin dice di non aver mai delegato nulla perché ha il dono della sintesi. E soprattutto vuole rendere ogni azione e cosa «relevant», ovvero rilevante, che genera un cambiamento o almeno lascia un segno. I suoi capi infatti sono sempre stati senza fronzoli proprio per esaltare la bellezza delle donne. Il meno quindi era sempre di più (Less is more) perché portava a qualcosa di forte e memorabile. Una filosofia per molti, ma non per tutti.

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