Ode ai top in pizzo bianco: il corredo della nonna (non) può attendere
Chantilly, tombolo, Bruxelles + seta, satin, crêpe = ridateci i sottogiacca impalpabili che ci spettano per... dote.
Chi iniziava a ricamarli a 12 anni, alle porte della pubertà, in attesa di un grande giorno che avrebbe permesso loro di indossarli per la prima volta. Chi li ereditava da generazioni, talvolta rivisti e rammendati, ampliati e perfezionati sulle tendenze del momento. Chi li ha snobbati, non capiti, poi rispolverati e amati per la vita. Chi inizia a desiderarli adesso e pensa già al momento in cui dovrà/vorrà prometterli alle proprie figlie. I top in pizzo, i top in pizzo bianco, i top in seta scivolata o cotone impalpabile, i top in pizzo corto che si tramandano come preziosi di famiglia. Oggi riapriamo i bauli del corredo di nonna, mamma e zia, sentiamo il profumo della dote che sa di giornate infinite a fissare un punto di trama fittissima, carezziamo quella lingua di tessuto che è una promessa al futuro. Oggi riapriamo, platonicamente, il cassettone della biancheria (perché abbiamo smesso di usare questo termine?) e (ri)scopriamo i top bianchi semplici da trasformare in sottogiacca minimali, top eleganti da cerimonia o accessori, come spalline ricamate che sbucano da felponi XXL, orli-meraviglia delicatamente incastrati tra pantaloni a vita alta dal sapore (e dal colore) masculin.
Via liberissima alle trasparenze in Chantilly, alle texture velate dal color zucchero a velo, a quei preliminari couture che sono giochi di trasparenze e consistenze, ai #6 top in pizzo bianco da usare sette giorni su sette, 12 mesi l'anno su 12, 365 giorni bisestile incluso...
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