In alto le flûte davanti agli abiti da cocktail dell'inverno
Il midi dress monospalla che ha rubato le sfumature a un Bellini, la manica a palloncino verde oliva (da Martini), lo spacco XXL come il tumbler di Americano al nostro fianco...
Un abito da cocktail, insomma, cos’è mai un abito da cocktail? Un apostrofo in seta fra i centimetri che separano il ginocchio dalla caviglia. Nato quando il proibizionismo degli anni Venti lasciava che le saracinesche di bar improvvisati si abbassassero e gli orli di vestiti da sera si accorciassero, l’abito da cocktail da manuale (di storia della moda) ha permesso alle donne di tutto il mondo di imparare a sillabare le parole flûte, cocktail hours, socialite. Con pollice e indice saldi su calici preziosi, le nuove del femme fatale del decennio si svestivano di abiti da lavoro americani, pantaloni palazzo francesi e long dress effetto meringa (italiana), per votarsi alla nuova religione couture dell’abito da cocktail elegante. In chiffon o velluto, plissettato o a portafoglio, con la schiena scoperta o monospalla, combinare la praticità di un vestito lontano dagli spesso indigesti metri di tessuto degli abiti da gran sera e l’eleganza di mini dress civettuoli era l’obiettivo dei couturier che iniziavano a disegnare i futuri capisaldi del pret-à-porter. Da Anne Fogarty a Christian Dior, dalle gonne a corolla agli scolli a barchetta, i tipi di abiti da cocktail più raffinati diventano il “mai senza” di rendez vous con orario di inizio: 5 pm. Speakeasy ieri, speakeasy oggi, secret club la cui esistenza è un passaparola fra le città che hanno (ri)scoperto i vizi e i vezzi dei 20s, questi sono gli abiti da cocktail con cui scivoleremo fra le brame (in cristallo) di un bartender...
Watch Next
I sex toys da compare su Amazon scontati
I migliori prodotti per capelli al Black Friday
I migliori prodotti skincare al Black Friday
I migliori prodotti per il viso al Black Friday