In tutti questi accessori moda c'è il genio, lo zampino, lo spirito di Dalì
Tra sogno e realtà, tra Elsa Schiaparelli e Christian Dior, tra espadrillas e pump, la nostra gallery per ricordare l'artista che ha sempre dialogato con la moda.
«L'unica differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo», Salvador Dalí
Pittore, scultore, designer, fotografo, cineasta, scrittore, sceneggiatore, cosí recita Wikipedia nella sua scheda (e chissà se il genio Dalí avrebbe aggiunto altro, oppure avrebbe cancellato tutto, per non esser definito nella enciclopedia online libera e gratuita). Per alcuni fu un vero genio, per altri un folle dedito solo alla continua ricerca del successo, ha fatto della sua vita un’opera d’arte ben prima di Andy Warhol, certo è che a 32 anni dalla sua scomparsa siamo ancora qui a parlare di lui. Il visionario ed ecclettico artista spagnolo creò la sua leggenda basandosi sulla sua personalità eccentrica, e con i suoi lavori gettò le basi per un mondo sconosciuto, ispirandosi alla sfera onirica, in cui il pubblico può prendere contatto con le sue fantasie, le sue paure e le sue ansie. Immagini che sono i fantasmi che si agitano nell'inconscio dell'artista creando il famoso clima onirico delle sue opere attraverso figure simboliche e allusive che si combinano in modo allucinatorio.
Surrealista, ma allo stesso tempo inviso agli esponenti del movimento per il suo egocentrismo esibizionista e successivamente espulso dal movimento, fu soprannominato da André Breton avida dollars, ossia bramoso di dollari, per via del suo rapporto con il mercato e di conseguenza con il denaro, in quanto fu testimonial di una cioccolata, disegnò il logo dei leccalecca Chupa Chups, realizzò gioielli e oggetti d’arredo, si dedicò a collaborazioni di varia natura, tra cui quella con Walt Disney. Anche la scelta delle sue muse ispiratrici fu perfettamente studiata e funzionale ad accrescere la sua già ampia visibilità agli occhi del pubblico: prima fra tutte Gala, poi divenuta sua moglie, poi Isabelle Collin Dufresne (conosciuta come Ultra Violet) che lo lasciò per la Factory di Warhol e la più importante e conosciuta, Amanda Lear.
Un dandy che fece dei suoi baffi, ispirati a quelli del grande maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez, un tratto inconfondibile e caratteristico del suo aspetto e un vero amante della moda, perchè vedeva nei creatori di abiti le potenzialità di stregoni alle prese con rituali magici, ammirandone il grande potere di cambiare le persone. Per tutta la sua carriera dialogò con la moda, collaborando con stilisti come Elsa Schiaparelli e Coco Chanel, Christian Dior e Paco Rabanne. L'amicizia e il soldalizio più creativo l'ebbe con la stilista-artista per eccellenza, Elsa Schiaparelli, colei che "inventó il rosa", la zip e usò per prima la musica nelle sfilate, una liaison che ha avvicinato per sempre l'arte e la moda, creando con lei accessori e abiti indimenticabili come il Cappello-Scarpa, l'Abito-Aragosta (1937) e The Tears Dress (1938). Fu uno dei rapporti creativi più significativi di sempre: li univa la creativitá, l'audacia e un accordo reciprocamente vantaggioso dato dal riconoscere il genio dell'altro in un continuo rispetto profondo. Ma la cosa più importante è che al centro del loro lavoro vi era una missione artistica per dare vita a qualcosa di nuovo, di mai visto prima. Entrambi credevano profondamente che l'arte, la moda, il cinema, la pubblicità e qualsiasi altra forma espressiva potessero essere validi strumenti nella loro ricerca. Le loro opere, per la propria epoca, erano sovversive e surreali, come collocate in un non-tempo. Veicoli eccezionali per una fuga fantastica di cui ancora oggi sentiamo l'esigenza di circondarci. Oggetti di design, borse, scarpe, gioielli e abiti che lasciano libera la fantasia e fanno percepire l'estro di chi le ha create.
Scoprite nella nostra gallery, 15 look e accessori moda che siamo sicure Dalí avrebbe amato, pezzi che per un momento ci fanno evadere dalla realtà, facendoci vivere un tempo fluido come nella sua grande opera La persistenza della Memoria del 1931, dove gli orologi molli sono il simbolo dell'elasticità del tempo, per addentrarci attraverso le sue opere e le creazioni di oggi in un gioco spazio-temporale in cui si dimenticano le regole, per contaminare passato e futuro e solo per generare meraviglia nei nostri occhi.
In apertura una foto dell'artista ritratto nella sua casa a Portlligat, vicino a Cadaques, nella Costa Brava, una piccola casa di pescatori nella quale Dalí visse e lavorò dal 1930 fino alla morte di Gala nel 1982, un angolo di mondo selvaggio, metafisico e isolato dal mondo. Oggi la Casa-Museo Salvador Dalí di di Portlligat con il Teatro-Museo Dalí di Figueres e il Castello Gala Dalí di Púbol costituiscono il triangolo daliniano che è la figura geometrica che si formerebbe su una cartina geografica della Catalogna, unendo con una linea le località di Púbol, Portlligat e Figueres.
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